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Sanremo 2024, Capezzone: "Ma quale tele-Meloni". Ora arriva pure Landini

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Davanti al teatro Ariston dove ieri è partito il quinto Festival di Sanremo, rigorosamente "antifascista", targato Amadeus, potrebbe parcheggiare il camper di Maurizio Landini. Dopo "Bella ciao" cantata in conferenza stampa dal direttore artistico e dal co-conduttore della prima serata Marco Mengoni, spunta l'ìpotesi dell'acuto sindacale. "Ore 18.14 di ieri pomeriggio. Maurizio Landini, muto sulla vicenda Stellantis, ritrova miracolosamente la parola per lanciare un metaforico assalto al palco di Sanremo, e per chiedere direttamente ad Amadeus di dare spazio nientemeno che al «camper dei diritti della Cgil». Di più: sempre secondo il sindacalista, presumiamo nelle pause tra la canzone dei Negramaro e quella di Loredana Ber tè, bisognerebbe pure trovare il modo di «bloccare l’autonomia differenziata». Capite bene, amici lettori, che c’è chi punta a trasformare il Festival della canzone in una specie di sfogatoio nazionale", scrive Daniele Capezzone su Libero di mercoledì 7 febbraio.

 

Il direttore editoriale del quotidiano spiega che Amadeus ha "due teoremi", il primo è che questa settimana in Italia “c’è solo Sanremo”, il secondo è “Altro che tele-Meloni”. L'esibizione "corale" di “Bella Ciao” non è stata fatta a caso, per Capezzone, ma con "furbizia da gran paraguru". La platea che segue Sanremo è sterminata e chi parla da quel palco ha una responsabilità enorme. "Non ci si prenda per i fondelli, negando la piena e profondissima politicità (non foss’altro che per i numeri sterminati dei telespettatori sintonizzati su Raiuno) di ogni gag, di ogni siparietto, di ogni inquadratura". E niente è lasciato al caso.

 

Prendiamo l'imboscata del "furbissimo comunistone Enrico Lucci". Ebbene, "un volpone come Amadeus ha avuto a disposizione solo una frazione di secondo per riflettere sulla provocazione di Lucci. Poteva dire di no, e quindi sottrarsi alla cantatina antifascista: ma sapeva che in quel caso si sarebbe beccato una mezza giornata di polemica in quanto 'servo della Meloni', 'mancato antifascista', e via demonizzando", ragiona Capezzone. Oppure poteva dire di sì, come ha fatto, facendo partire l'ennesimo "Festival dell'Unità". 

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