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Repubblica e il finto scandalo dell'auto tirato fuori per colpire Orsini

Edoardo Romagnoli
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Dopo l’abbaglio sull’assenza di  EllySchlein nelle reti pubbliche della Rai, dettato da un errore nel report dell’Osservatorio di Pavia, Repubblica scivola anche sulla diatriba a suon di carte bollate tra la Flea, controllata da Federlegno Arredo, e l’ex presidente Emanuele Orsini. Ma andiamo con ordine. La vicenda è iniziata nel 2021 quando Claudio Feltrin ha sostituito Orsini alla presidenza di Federlegno. Da quel momento inizia uno scambio di lettere in cui l’associazione chiede chiarimenti sulle spese effettuate dall’ex presidente e sul leasing di una Porsche Panamera. La tesi, riportata anche dal quotidiano di proprietà della famiglia Agnelli, è che l’ex presidente avrebbe tenuto per sè l’auto dopo averla presa in leasing addebitandone i costi all’azienda. Nella lettera firmata da Fraschini e inviata a uno studio legale di Bologna si legge che «il costo della suddetta locazione finanziaria è stato da lei contrattualizzato e ingiustamente addebitato a Flae nonostante la vettura fosse di suo personale uso e non esistesse alcuna delibera dell’assemblea e/o del cda di Flae che le riconoscesse un benefit di tale natura in aggiunta al già importante emolumento di amministratore».

 

 

In realtà, come riportato anche nel proseguo della lettera, lo stesso Orsini ha provveduto a pagare una fattura di 19.913,68 euro per intestarsi il contratto di leasing. Cifra che, sempre secondo Flae, non basterebbe per coprire l’intera operazione, calcolando l’ammanco in 22.031,85 euro. Ricostruzione che Orsini però rigetta. Due sono i punti principali secondo i legali dell’ex presidente. Il primo: il contratto di leasing non prevedeva l’uso personale del veicolo. Due: la vicenda sarebbe già stata chiarita da oltre 4 anni. Infatti nel giugno 2020 il consiglio di amministrazione della società, in due occasioni, ha preso atto e condiviso la decisione di Orsini di farsi carico di tutti gli oneri del contratto di leasing per evitare possibili strumentalizzazioni. A certificarlo è stata anche la società indipendente di contabilità e consulenza Grand Thorton che ha condotto un audit incaricata da Flae. Secondo la società statunitense ha confermato la correttezza dell’operato di Orsini e dei pagamenti ricevuti dalla società.

 

 

I legali di Orsini hanno risposto con una lettera ai «richiami» di Flae sottolineando come il tempismo con cui questa vicenda è riemersa dal passato sia quantomeno «singolare» ossia in coincidenza con le consultazioni per il rinnovo dei vertici di Confindustria. Evidentemente c’è qualcuno che sta tirando fuori storie vecchie, peraltro già risolte, per provare a mettere i bastoni fra le ruote di Orsini nella speranza che non venga eletto alla guida di Confindustria.

 

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