Chiara Ferragni e Selvaggia Lucarelli nel mirino di Senaldi: “L'abuso di social rincretinisce”
“Le stelle dei social non brillano più. Arrancano, si giustificano, fanno brutte figure, contrattaccano peggiorando la situazione”. È questo l’incipit dell’articolo con cui Pietro Senaldi bastona Chiara Ferragni e Selvaggia Lucarelli. Il condirettore di Libero, nell’edizione del 17 gennaio del quotidiano, dedica un lungo approfondimento alle conseguenze del pandoro-gate e a quelle della morte di Giovanna Pedroni: “Ci sono sei denominatori comuni nelle vicende di Selvaggia Lucarelli e di Chiara Ferragni. Il primo è l’errore di comunicazione, che una commette e non vede e l’altra millanta per giustificarsi. Il secondo è la tracotanza, quella che i greci chiamano hybris e che ti porta sostanzialmente a non analizzare davvero il tuo sbaglio e a vedere negli altri le cause della tua malaparata. Il terzo è la nemesi delle due regine che sbattono contro dei disgraziati, la pizzaiola di Sant’Angelo Lodigiano e i bambini malati di sarcoma di Torino, e ne escono ammaccate. Il quarto è l’insensibilità e l’indifferenza verso il prossimo, smaccate e rivendicate dalla Lucarelli, mal nascoste dalla Ferragni, controbilanciate da un’auto-centratura massima e irritante. Il quinto è l’istinto predatorio delle due tigri, per parlarne bene, che quando fiutano l’obiettivo, sia esso il messaggio social da veicolare o il soldo che ne deriva, non si fermano davanti a nulla e nessuno. Il sesto è che due donne intelligenti e di successo esaltate dai social ma anche tradite da questi, che le hanno alienate, sparandole in una dimensione dalla quale non riescono più a vedere la Terra, tantomeno a tornarci. Chiara e Selvaggia sono la prova che l’abuso di social ti rincretinisce”.
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Il giornalista parla di processo mediatico da parte di Lucarelli e del compagno e chef Lorenzo Biagiarelli nei confronti della ristoratrice trovata senza vita: “La Lucarelli si difende, si vanta di essersi battuta per il trionfo della verità, impartisce lezioni di giornalismo a chi non ha fatto come lei e, con involontario humor nero, gioca con la morte e conclude che ‘essere associata a un suicidio potrebbe uccidere molto più di una critica’, che è quella che però ha ucciso veramente. È la prova della sua assoluta autoreferenzialità. C’è un morto ancora caldo ma lei pensa solo a se stessa. Non lo vede. Non che debba assumersene la responsabilità, nessuno lo pretende. È legittimo che difenda il suo operato, ma quello che lascia basiti è che non riesca a trovare neppure due sillabe per esprimere pietà per la sorte di Giovanna Pedretti. Non è cinismo, è proprio bulimia di sé, egocentrismo all’ennesima potenza”.
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“Selvaggia - va avanti Senaldi con tono fermo - ha azzannato una povera pizzaiola che ha detto una balla con la stessa violenza con la quale si sarebbe scagliata contro uno chef a tre stelle pizzicato a mettere cibo per cani nel polpettone. La blogger vedeva solo sé e non ha capito chi aveva di fronte, convinta che la notizia fosse lei, brava a differenza degli altri, che invece sono solo umani”. Due vicende distinte ma che secondo il condirettore hanno una base comune.
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