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Altra aggressione al Salone del libro: assalto no-vax ad Antonella Viola

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Non c’è pace al Salone del libro di Torino. Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova, ha raccontato su La Stampa l’aggressione, ieri all’evento dove presentava il suo ultimo libro («dedicato all’invecchiamento non a vaccini o Covid»): «Da quando la pandemia ha avuto inizio, più volte mi hanno scritto e avvicinato persone contrarie ai vaccini e con molte di queste è stato possibile un confronto, anche se qualche volta poi ci si lasciava ognuno con le proprie opinioni. Ma chi urla, chi offende, chi mostra aggressività non cerca il dialogo, vuole solo lo scontro, vuole solo sfogare una rabbia repressa anche a costo di prevaricare i diritti altrui».

 

 

Dopo un incipit ecco il momento clou della giornata: «Un signore molto aggressivo ha interrotto un’intervista urlandomi contro le solite frasi no-vax che abbiamo sentito fino alla nausea. Una scena - scrive la scienziata - che forse mi sarei aspettata un paio di anni fa ma certamente non adesso, a fronte della schiacciante prova che i vaccini, somministrati a 5,5 miliardi di persone nel mondo, non solo sono sicuri ma ci hanno permesso di superare una tremenda pandemia costata quasi 7 milioni di vite umane. E la prova era proprio li davanti ai suoi occhi, migliaia di persone vaccinate che vivevano un evento di forte aggregazione senza mascherine, senza distanziamenti, senza paura. Ma è inutile cercare la logica dove non c’è, quando una paura si trasforma in odio, quando un pensiero diventa ideologia, quando una scelta diventa identitaria ecco che non solo crolla ogni forma di razionalità ma persino di dialogo. Un dialogo che i no-vax violenti non hanno mai cercato, come dimostrato anche da quest’ultimo episodio». 

 

 

Viola ha spiegato come «non sia stato facile vivere sotto scorta ed essere bersaglio dell’odio no-vax» ma ha anche evidenziato come ieri, al Salone del libro, il pubblico è stato solidale e l’ha sostenuta contro l’aggressore. «Tuttavia - la chiosa finale della professoressa, conosciuta al grande pubblico grazie ai suoi interventi nei talk show televisivi - sarebbe importante che tutti, a partire da chi si occupa di politica e di comunicazione, adottassero sempre il linguaggio del dialogo e mai dello scontro e che si smettesse di cercare la provocazione e la contrapposizione a fini elettorali o di audience. Sono convinta che se il linguaggio della politica e dei giornali fosse più attento al rispetto delle persone e delle loro idee si potrebbe innescare una trasformazione positiva e una collaborazione sociale di cui oggi abbiamo estremamente bisogno».

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