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Omnibus, “attacco diretto”. Da Fabbri tutta la verità sui droni al Cremlino

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Mosca, a poche ore di distanza dal presunto attentato al Cremlino, ha risposto a Kiev sganciando delle bombe sulla capitale ucraina. Nel frattempo, il video che ha fatto il giro del mondo e che ha ritratto due droni schiantarsi nella notte del 3 maggio sul palazzo del potere russo, sta ancora creando discussioni sui possibili colpevoli. Secondo il direttore di Domino Dario Fabbri, ospite della trasmissione di La7 Omnibus giovedì 4 maggio, esistono tre versioni plausibili dietro le immagini che abbiamo visto: “La prima è che il sistema di contraerea russo, tra i più sofisticati del mondo, sia stato eluso facilmente da droni partiti dal territorio ucraino. E che questi droni siano stati intercettati a un passo dall’obiettivo come certificano dalle immagini spettacolari e drammatiche”. E questa “sarebbe la versione ufficiale lasciata trapelare dalla propaganda di Vladimir Putin, che quindi lascerebbe a Mosca la possibilità di riservarsi la licenza di contrattaccare a un attacco di tale natura”. Tuttavia, questa prima teoria secondo Fabbri è “incongruente in alcune parti vista la capacità di interdizione della Russia in campo aereo. È improbabile che due droni partiti dall’Ucraina siano giunti al Cremlino indisturbati”.

 

 

La seconda tesi, spiega Fabbri, è quella per cui secondo alcuni “questi droni si siano alzati dal territorio russo e pilotati o da infiltrati ucraini oppure da una fazione russa antagonista di Putin”. È possibile una cosa del genere? “Non si può certo escludere”. Per concludere, il direttore ospite della conduttrice Gaia Tortora illustra l’ultima opzione plausibile: “Sono stati i russi a organizzare tutto questo per giustificare un loro attacco diretto alla testa del governo ucraino, quindi a Volodymyr Zelensky”. Ogni opzione di queste appena enunciate al momento “può essere percorribile, vista la mancanza di informazioni certe”. Ma “l’obiettivo della Russia sembra chiaro, vuole cavalcare l’onda di questo presunto attentato per dividere gli ucraini dagli americani, che sono fortemente contrari ad azioni di questo tipo. Per loro sarebbe un errore, tant’è che hanno dichiarato di non sapere niente e di essere estranei ai fatti”. Tradotto, per Fabbri gli americani non vogliono un’escalation militare.

 

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