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Otto e mezzo, sparata di Giannini sul caso vignetta: "Ayatollah Meloni"

Giada Oricchio
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La vignetta satirica de “Il Fatto Quotidiano”, in cui Natangelo raffigura Arianna Meloni, sorella della premier e moglie di Francesco Lollobrigida, per ironizzare sull’anatema del ministro dell’Agricoltura in merito alla “sostituzione etnica”, è ancora oggetto di polemica. Durante il talk “Otto e Mezzo” su LA7, venerdì 21 aprile, la conduttrice Lilli Gruber ha sottolineato: “Lollobrigida ha detto di aver usato la frase ‘sostituzione etnica’ per ignoranza” e il direttore de “La Stampa”, Massimo Giannini, è sbottato: “Ma non è vero! Fa impressione sentirlo dire perché adesso la destra è al potere però non c’è discontinuità rispetto al passato. Il paradosso è che Lollobrigida è stato criticato da un leghista!”.

Per Giannini è evidente l’esistenza di un substrato di xenofobia, intolleranza e razzismo in questa destra: “Vogliono inoculare la paura e l’incertezza nelle vene del Paese per poterci speculare politicamente”, ma si dissocia dalla famigerata vignetta: “Non mi è piaciuta per niente. Era brutta! Ma non c’è odio verso la destra come ha scritto Giorgia Meloni. Se tutti avessimo reagito come lei, altro che fascismo! Reagiscono come l’ayatollah Khomeini davanti ai versetti satanici di Salman Rushdie. Spero non esista l’ayatollah Meloni”, “No, non esiste” ha detto Gruber gettando acqua sul fuoco.

Anche secondo il manager Franco Bernabè, la reazione furiosa di Giorgia Meloni è stata “un enorme errore di comunicazione perché ha dato maggiore visibilità alla battuta”, tuttavia la vignetta era “di pessimo gusto così come quella verso la presidente Laura Boldrini a suo tempo”. Un paragone sbagliato per Lilli Gruber: “Si riferisce alla bambola gonfiabile? Lì però era un politico durante la campagna elettorale (Matteo Salvini, nda), non era satira politica”, “È stato disgustoso” ha tirato dritto il banchiere, mentre la conduttrice osservava: “Beh quindi non dovrebbe esistere la satira politica che per definizione è cattiva, irriverente, pungente”. Bernabè ha insistito: “È di cattivo gusto, ognuno la valuta con il suo metro”, “Certo, certo” ha concluso Gruber.

 

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