Trump incriminato, Fabbri svela la mossa del tycoon: cosa succede in America
Donald Trump incriminato con 34 capi di imputazione per falsificazione di documenti aziendali nel caso della pornostar Stormy Daniels (secondo la Cnn): è la prima volta per un presidente americano. Cosa rischia il tycoon? L’accusa regge? Dario Fabbri, direttore della rivista di geopolitica “Domino”, ospite della trasmissione del mattino su LA7 “Omnibus”, venerdì 31 marzo, ha fatto notare che, di fronte alle indiscrezioni di un imminente arresto, Trump aveva giocato d’anticipo intestandosi la narrazione (“mi accuseranno, è una persecuzione politica, una caccia alle streghe”) e riuscendo a non scendere nei sondaggi di gradimento in vista delle primarie per la corsa alla Casa Bianca.
Fabbri ha precisato: “La legge americana non prevede nessuna interdizione per un candidato alla presidenza incriminato o arrestato. Teoricamente Trump potrebbe svolgere la campagna elettorale anche dietro le sbarre della prigione puntando sul fatto di essere perseguitato. A oggi è impossibile stabilire i riverberi sulla campagna elettorale”.
In collegamento, il manager Franco Bernabè ha messo l’accento sul fatto che l’ex presidente e i suoi sostenitori alla fine potrebbero aver ragione. Il motivo? “Le basi giuridiche di un’incriminazione per pagamenti a una pornostar con fondi elettorali mi sembra uno strumento debole rispetto al progetto eversivo di Trump. Mi ricorda l’accusa fiscale ad Al Capone che aveva commesso crimini ben più gravi – ha osservato il dirigente -. Se si pensa da parte democratica di risolvere il problema Trump così, credo che in futuro ci saranno problemi non banali. La natura dell’accusa è molto poco concreta”.