Tagadà, Alfonso Sabella va all'attacco: a Roma i soldi venivano buttati
Riflettori sul nuovo codice degli appalti. Se n'è parlato nel corso della puntata di Tagadà in onda il 30 marzo su La7. Ospite nello studio di Tiziana Panella era Alfonso Sabella, magistrato che è stato sostituto procuratore del pool antimafia di Gian Carlo Caselli, Nella sua attività professionale ha contribuito all'arresto di molti super latitanti. Sabella è stato anche assessore alla Legalità del Comune di Roma. Ed è proprio al periodo della sua permanenza in Campidoglio che si riferiscono i retroscena svelati nel corso della trasmissione. La burocrazia italiana è, nel migliore dei casi, improduttiva. Ma le rivelazioni di Sabella sono ancora più clamorose.
"Il problema principale è quello della nostra burocrazia - spiega Sabella ai microfoni di Tagadà - Ci sono problemi strutturali che durano da almeno trent'anni. La nostra burocrazia è strutturalmente incapace di spendere e, quando lo fa, lo fa male. Quando sono arrivato al Comune di Roma, l'ultimo periodo quando ormai il bilancio stava finendo e bisognava spendere i soldi, i soldi venivano letteralmente buttati. Si spendevano soldi a pioggia, buttando i soldi dei cittadini. L'incapacità della nostra pubblica amministrazione è un dato atavico. Ad esempio non si è mai ridotto il numero delle stazioni appaltanti. A Roma, ad esempio, se dobbiamo comprare quindici sedie per quindici presidenti di Municipio facciamo quindici procedure per acquistare una sedia. Invece di fare una procedura sola per comprare quindici sedie. Il problema è che, invece, abbiamo messo in campo quindici strutture di gara, quindici occasioni di corruzione, Ma se tu vai a toccare questo e vai a dire ai presidenti di Municipio: scusa la rogna di fare la gara me la prendo io, loro ti rispondono: no, la rogna me la tengo io. E perché la vuoi la rogna? Io faccio il magistrato e si diceva che, a pensar male, si fa peccato ma, a volte, ci si azzecca".