Inflazione, la conferma dell'economista Giavazzi: "Così non sarebbe mai partita"
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha tuonato contro la Bce per il nuovo rialzo dei tassi di interesse poiché spinge l’Italia verso la recessione, mentre l’inflazione corre. Il professore emerito di Economia all’Università Bocconi di Milano, Francesco Giavazzi, in collegamento con il programma “Mezz’ora in più” su Rai3, ha dipanato la matassa.
Per prima cosa ha fatto chiarezza sull’origine dell’inflazione: “In Europa nasce dal prezzo del gas passato da 20 euro prima della guerra a 100 e sotto i 30 adesso. L’errore non è della Bce ma della politica”. L’economista ha spiegato che la disunione dell’UE sul tetto al prezzo del gas acquistato dalla Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina a febbraio 2022, si è rivelata un boomerang: “Si è raggiunto un accordo solo a dicembre a causa dell’opposizione di Olanda e Germania. Se il price cap fosse stato introdotto un anno fa, l’inflazione non sarebbe partita e noi non l’avremmo così alta. E’ chiaro che quando parte va fermata e la Bce ha fatto la cosa giusta. Adesso bisogna aspettare che la riduzione del gas si trasmetta all’economia”.
La conduttrice Lucia Annunziata lo ha quindi stuzzicato: “Alcuni economistdi dicono che l’inflazione sia il venire al pettine del quantitative easing”, ma Giavazzi ha puntualizzato che l’alleggerimento quantitativo è uno strumento usato dalla Banca Centrale quando i tassi di interesse vanno vicini a zero: “Il venire al pettine è l'errore sul price cap non fatto al momento giusto. La misura fu introdotta per fermare l’inflazione negativa del 2014-15, sospesa nel 2018 e reintrodotta con la pandemia. Adesso la preoccupazione è che risucceda e sarebbe un disastro. Per intenderci, l’inflazione negativa portò alla grande depressione negli Usa negli anni ’30 – ha ricordato l’accademico - Chiunque sia molto indebitato, quando i prezzi scendono, il valore reale del suo debito aumenta. Ecco perché i Paesi molto indebitati come l’Italia devono evitarla assolutamente. Chi critica si dimentica quali sarebbero gli effetti di una caduta nel livello dei prezzi”.
Cos’è il quantitative easing? Si tratta di una politica monetaria piuttosto aggressiva messa in atto dalle Banche centrali per “creare moneta” attraverso l’acquisto di titoli di Stato o altre obbligazioni. Aumentando la quantità di denaro prestata alle banche, mediante operazioni di mercato aperto, la Banca Centrale pompa liquidità nel sistema quando i prestiti concessi a famiglie e imprese calano pericolosamente per numero e consistenza ed elimina dal mercato i cosiddetti “titoli tossici”.
Annunziata ha toccato anche il tema del Pnrr: “Sembra che il governo Meloni voglia fare un’operazione trasparenza dichiarando che i ritardi sono colpa dell’esecutivo precedente”. II già consigliere economico di Mario Draghi a Palazzo Chigi ha sottolineato: “Chi dice che è in ritardo non capisce come funziona. Non si possono spendere oltre 190 miliardi immediatamente. In Italia c’era bisogno di una serie di riforme. Ad esempio il codice degli appalti, la cui riscrittura da zero ha richiesto un anno. Era normale che si iniziasse a spendere tardi. Se fossimo partiti subito, ora saremmo bloccati dalla burocrazia. Abbiamo preparato l’assetto normativo”.
Giavazzi non si è sbilanciato sul destino del Pnrr ma ha suonato la sveglia: “Dovremmo essere pronti. Il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto, che è il responsabile, comincerà ad attuare le cose. La pressione a Bruxelles c’è ma dipende tutto da noi. La crescita sarà aiutata dai soldi del Pnrr e secondo me in Italia nel 2023 sarà tra l’1 e il 2%, contrariamente a quanto dice Bonomi. È un nostro problema e un nostro interesse spendere questa montagna di soldi”.