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Caso Regeni, appello dei genitori a Propaganda Live: "Vogliamo un processo in Italia”

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Paola Deffendi, la mamma di Giulio Regeni, insieme al marito Claudio Regeni, è stata ospite di Propaganda Live su La7, e ha fatto un appello allo Stato italiano in merito al caso della morte del figlio in Egitto: “Per nove notti e nove giorni Giulio è stato torturato e ucciso deliberatamente. Dobbiamo dire le cose per quelle che sono, Giulio è stato torturato e ucciso. E da qua inizia il nostro essere genitori erranti per la ricerca di verità e giustizia. Non è facile, anche perché sono ormai sette anni abbondanti che noi dobbiamo chiedere verità e giustizia. Ormai una parte della verità l’abbiamo capita e noi vogliamo un processo, vogliamo che in Italia inizi un processo”.

 

 

I genitori continuano quindi a chiedere giustizia per il figlio mentre il processo non si celebra per l’impossibilità di notificare gli atti agli imputati egiziani: “Abbiamo le prove - dice Claudio Regeni intervistato da Diego Bianchi - che i quattro imputati sanno di essere sotto processo però si sottraggano volontariamente, non si fanno trovare per potergli consegnare la notifica per eleggere il domicilio che consentirebbe l’inizio del processo”. “Continuiamo a sentire - ha riperso la parola la mamma di Giulio - che l’Egitto vuole collaborare, che è disposto a rimuovere gli ostacoli, ci siamo chiesti quali ostacoli? Quelli che fanno sì che non si abbiano questi quattro indirizzi che portano poi all’elezione di domicilio, o a volte che siamo noi l’ostacolo? Ci siamo anche domandati come mai il nuovo governo Meloni non sia venuto a chiedere alla nostra legale come è la situazione prima di andare a Il Cairo”.

 

 

Claudio Regeni ha voluto sottolineare che ora l’elezione di domicilio in Italia per i 4 funzionari ritenuti dalla procura di Roma responsabili della morte del dottorando è possibile grazie alla riforma Cartabia: “Da cittadini pretendiamo inizi il processo - dicono - non è un affare di famiglia. Dal 7 novembre scorso, quando il premier Giorgia Meloni è andata alla Cop27, continuiamo a sentire che l’Egitto vuole collaborare, rimuovere gli ostacoli. Ci siamo chiesti quali ostacoli vuole rimuovere e a volte ci siamo chiesti se siamo noi l’ostacolo. Sono settimane che il nuovo ambasciatore egiziano è a Roma e gli abbiamo inviato una richiesta di incontro ma non ha avuto occasione di risponderci almeno per educazione. In questi 7 anni noi italiani abbiamo cambiato 6 governi e ogni governo si è collocato o non collocato in modo efficace rispetto le azioni da compiere dalla Cop27 ormai siamo superamici dell’Egitto. Il governo dovrebbe insistere su questa elezione di domicilio che permetterebbe l’inizio del processo. Il quadro è complesso, e non sappiamo che collaborazione il presidente Al Sisi ha promesso ai nostri politici. Il nostro passaporto - concludono i genitori di Giulio Regeni - ci porta in tantissimi paesi, ma non è detto che ti riporta a casa”.

 

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