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Otto e mezzo, Severgnini stronca Travaglio: "Chi sono gli scemi di guerra". Gruber sbotta

Giada Oricchio
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L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la sua narrazione e la propaganda da entrambi i fronti fanno litigare Beppe Severgnini e Marco Travaglio a “Otto e Mezzo”, il talk preserale di LA7, giovedì 23 febbraio. La conduttrice Lilli Gruber ha domandato a Travaglio chi fossero gli “Scemi di guerra” del suo nuovo libro e il direttore de “Il Fatto Quotidiano” non ha avuto peli sulla lingua: “Chi dice scemenze e soprattutto chi le subisce, cioè i popoli europei. Se un anno fa potevano farsi abbindolare dalla propaganda sull’onda dell’emozione, adesso dovrebbero aver imparato a vaccinarsi dalla favola di Cappuccetto rosso”.

Travaglio ha sostenuto che ogni tentativo di negoziato è stato mandato all’aria dall’Occidente (Biden o Nato) e che la visione manichea del buono da una parte e del cattivo dall’altra è una “balla”. Se Putin è certamente l’aggressore, è altrettanto vero che in Ucraina ci sono “i finti buoni che si fanno i loro porci comodi sulla pelle delle uniche vere vittime, i cittadini ucraini”, mentre dal punto di vista economico i Paesi europei “stanno pagando carissimo la propaganda della Casa Bianca”.

Il giornalista del “Corriere della Sera” Beppe Severgnini ha sbuffato più volte davanti alla tesi di una stampa acriticamente filoatlantica in Italia: “Non è vero. A differenza di Travaglio, io di questi temi mi sono sempre occupato. E gli chiedo: perché devi chiamare scemi di guerra chi non la pensa come te? Prendere posizione sulla resistenza in Ucraina è lacerante, è un dilemma morale, perché li tratti come scemi?! È un titolo quasi volgare”. Il direttore si è difeso sostenendo di appellare in quel modo “chi dice scemenze, non chi la pensa diversamente da me” e ha aggiunto: “Il nostro livello di propaganda è doppiamente grave. Stiamo mentendo e in più crediamo alle nostre balle illudendo gli ucraini”.

Gruber è intervenuta decisa: “Ma quali balle?! Raccontare le guerre è una delle cose più difficili al mondo, mi pare che la stampa italiana, pur con certe differenze, stia facendo il suo lavoro”. Marco Travaglio ha colto l’assist per tirare una bordata a Severgnini: “Si lamenta per il titolo del libro, ma per un anno chi ha messo in dubbio la santità di Biden e Stoltenberg, sono stati sbattuti dal suo giornale in prima pagina: ecco la lista dei putiniani d’Italia schedati dai servizi segreti. Poi si è scoperto che sei nomi su undici, ve li eravate inventati voi del Corriere! Questa è una cosa vergognosa, è stato criminalizzato chi criticava il pensiero unico”.

L’intemerata del direttore è proseguita ricordando il flop (attualmente) delle sanzioni alla Russia e del sabotaggio (sembra americano e non russo) al gasdotto Nord Stream, ma Severgnini: “Banalmente ti segnalo che tutti i governi europei sostengono il mio pensiero cioè se non aiuti l’Ucraina, Putin diventa ancora più pericoloso. Tutti scemi?”.

Ancora una volta il direttore ha dissentito: “Non è vero niente, l’Europa ha almeno quattro posizioni diverse”, ma questa volta Gruber ha messo la parola fine: “Sì, ma l’Europa non è unita in tante occasioni, adesso sta cercando di trovare un minimo comune denominatore. I Paesi Ue hanno aiutato moltissimo l’Ucraina con soldi e armamenti. Qui stiamo discutendo della tua idea che la stampa italiana racconti bugie”.

 

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