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Omnibus, “se la Russia marciasse verso Kiev…”. La profezia di Fabbri sulla risposta USA

Valentina Bertoli
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Guerra totale, città spianate e terra bruciata: Vladimir Putin continua a giocare la sua rischiosissima partita e il conflitto russo-ucraino stenta a finire. Secondo gli americani, però, la grande offensiva premeditata dal Cremlino “potrebbe finire prematuramente ad aprile nella stagione delle piogge primaverili, prima di ottenere significativi risultati”. La speranza di un negoziato è sempre più lontana e l’opinione pubblica è stanca di avere in tasca solo ipotesi utopistiche. Ad intervenire sul tema è Dario Fabbri, direttore del mensile “Domino”: “L’opinione pubblica che conta davvero è quella statunitense”. La previsione sulla risposta degli USA è netta.

 

 

“L’opinione pubblica che conta davvero è quella statunitense. La mancanza dell’apporto della Polonia o della Germania sarebbe grave ma non decisiva. Se mancasse l’apporto degli Stati Uniti, invece, avremmo la fine della guerra nell’immediato. Non ci sarebbe molto da proseguire”: così Dario Fabbri, analista geopolitico e direttore di “Domino”, spiega gli ultimi sviluppi della guerra in Ucraina. Ospite a “Omnibus”, programma di approfondimento giornalistico di LA 7 condotto da Alessandra Sardoni, Fabbri prospetta un interessante gioco di potere tra Russia e Stati Uniti: “Se in primavera la Russia sfondasse il fronte e cominciasse a marciare verso Kiev, cosa si fa? Questo si chiedono gli USA. A questo punto non basta più il sostegno fornito all’Ucraina. Ci sono due opzioni: dire alla Russia ‘scusate, parliamone’ o si fa la guerra totale. È questo ciò che li pone in difficoltà. A questo si aggiunge un convitato di pietra gigantesco che è la Cina”.

 

 

Intanto, infatti, Pechino sta usando Mosca per indebolire gli Stati Uniti, tanto dal punto di vista militare quanto da quello economico. Il sostegno a Putin, che inizialmente era stato prudente e mai senza forniture di armi dichiarate, ora sembra diventare più sfacciato, quasi a tradire la tesi sempre sostenuta da Xi Jinping sul rispetto dei confini di ogni nazione. Questa visione viene smentita da Fabbri: “Cinesi e russi non sono alleati, non sono nemmeno amici. Sono imperi contigui che si toccano e si conoscono da sempre. Mediamente si disprezzano per ragioni anche razzistiche. I cinesi ridono quando vengono invocati come mediatori. L’ideale per loro sarebbe che la guerra proseguisse. Come direbbe Napoleone ‘Mai interrompere un nemico che sbaglia’. La Cina era preoccupata all’inizio, quando l’Ucraina era suo Paese partner dal punto di vista commerciale”. Poi l’analista conclude commentando l’aumento delle preoccupazioni scaturite dal lungo conflitto: “Gli americani si interrogano su che cosa potrebbe succedere perché i russi considerano questa guerra quasi definitiva. I russi segnalano l’anno 2022 come un anno medio. La loro stanchezza è un po’ diversa dalla nostra”.

 

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