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Dimartedì, Murgia: Saviano perseguitato da camorra e Meloni... Floris non ci sta

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La scrittrice Michela Murgia è ospite di Giovanni Floris e a Dimartedì, su La7, e si parte da quel "bastardi" sibilato da Roberto Saviano all'indirizzo di Giorgia Meloni e Matteo Salvini a Piazzapulita nel dicembre di tre anni fa. Il conduttore spiega che le frasi di Saviano ribaltano il discorso: è lui che individua il "colpevole" legando le morti in mare dei migranti ai due leader politici. La scrittrice idolo della sinistra radical chic non raccoglie: "Salvini nello specifico, perché Meloni non aveva incarichi di governo che influissero sulla questione, diceva 'porti chiusi', 'non mandiamo i salvataggi', 'impediamo alle navi'" di sbarcare, argomenta Murgia secondo cui l'attacco di Saviano, quel "bastardi", "per quel che mi riguarda poteva applicarsi serenamente a Marco Minniti" del Pd già ministro dell'Interno. Floris ribatte che però nelle parole dello scrittore emerge violenza. "È un'invettiva", minimizza la scrittrice, "è il modo con cui gli intellettuali chiamano i potenti a rispondere. Come quando Pasolini diceva: 'io so ma non ho le prove'".

 

Secondo Murgia, Meloni dovrebbe ritirare la querela nei confronti di Saviano perché ora è presidente del Consiglio: "Se tu ti presentassi in tribunale contro un capo di governo, penseresti davvero di essere una situazione paritaria? Meloni è una persona che ha il sistema le spalle, che ha un potenziale economico" mentre "Saviano è un cittadino come chiunque altro", afferma la scrittrice che ricorda come Massimo D'Alema, quando divenne premier, ritirò le varie querele in atto contro i giornalisti. Argomentazioni discutibili e contestate a più riprese da Floris. Insomma, i magistrati non sono superpartes? E perché, se l'invettiva è un modo per accusare il potere, chi la fa non dovrebbe risponderne a sua volta?

 

Ma è l'ultima clamorosa stoccata di Murgia a far saltare metaforicamente dalla sedia Floris. "I capi di governo non portano gli intellettuali alla sbarra in nessun paese democratico", attacca la scrittrice, "tanto più un intellettuale che è perseguitato dalla camorra da 16 anni". "Due persone, due entità, perseguitano in questo momento Roberto Saviano, una è la camorra dato che ha ancora la scorta e quindi vuol dire che c'è qualcuno che sta valutando come lui sia ancora in pericolo, l'altro è la presidente del Consiglio". Il parallelismo provoca la reazione sdegnata del conduttore: "Eh no, sono cose diverse. Una è una lecitissima querela che può essere ritirata o no, gli altri sono dei criminali!" esclama Floris. "È un parallelo che le verrà rinfacciato", sottolinea il conduttore. 

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