Esplode la compagna di Soumahoro: “Non sono lady Gucci, porto tutti in tribunale”
«Adesso basta, porto in tribunale chi mi ha diffamato». È un fiume in piena Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, finita nella bufera dopo l’indagine aperta dalla Procura di Latina sulle condizioni dei lavoratori nella cooperativa Karibu fondata da sua madre Marie Therese Mukamitsindo. Murekatete decide di parlare all’Adnkronos e punta il dito contro il sistema mediatico, lamentando un atteggiamento persecutorio nei suoi confronti da parte della stampa. «Posso capire, senza giustificarli, gli attacchi politici, ma la narrazione della maggior parte dei giornalisti è stata improntata ad un teorema fondato sulla colpevolezza certa e manifesta, con buona pace della presunzione di innocenza. Colpevole io, colpevole mia madre, colpevole il mio compagno», afferma Liliane, che precisa di non ricoprire più alcun ruolo all’interno della Karibu: «Il sapiente, malizioso utilizzo di espressioni quali la ‘cooperativa della moglie di Soumahoro’, mentre non faccio più parte della cooperativa né come membro del Cda, né come socia né tantomeno come dipendente, o ‘la cooperativa della famiglia di Soumahoro’ che ha connotato sin da subito la campagna mediatica è particolarmente odioso in quanto volto a sollecitare distinguo, prese di distanza, ripudi, magari accuse reciproche, tutti rigorosamente pubblici, nella peggiore tradizione dell’Autodafé»
L'ammissione sugli stipendi. La suocera di Soumahoro rompe il silenzio
A Murekatete non sono stati perdonati i selfie in cui compare con abiti e borse firmate: foto che hanno spinto i suoi detrattori a coniare per lei il soprannome «Lady Gucci». Ma la compagna di Soumahoro non ci sta: «La costruzione del racconto mediatico volto a rappresentarmi come una cinica ‘griffata’ e ad affibbiarmi icastici titoli derisori, una che pubblica selfie (peraltro dello stesso tenore di quelli di centinaia di migliaia di giovani donne occidentali e non) mentre i lavoratori della cooperativa non ricevono gli stipendi è artatamente falsata», si sfoga Murekatete, sottolineando come «la gran parte delle foto» risalga «al 2014/15», ovvero «quando non avevo alcun incarico nella cooperativa Karibu e quando non avevo ancora conosciuto il mio compagno».
Multe da capogiro, ispezioni e liquidazione coatta: si ingrossa il caso Soumahoro
Un vero e proprio tornado mediatico ha investito la famiglia Soumahoro, portando Aboubakar ad autosospendersi dal partito con il quale è stato eletto in Parlamento alle ultime elezioni politiche, l’Alleanza Verdi Sinistra: «Aboubakar - dice Liliane - è stato messo in croce per quelle foto perché non le ha condannate pubblicamente per appagare le aspettative dei cultori dei reality show e non ha voluto parlare di mie vicende private correlate a quelle foto». E per quanto riguarda il pagamento degli stipendi ai dipendenti, rimarca la compagna di Soumahoro, «si sorvola sul fatto che anch’io, che peraltro sono in aspettativa dall’aprile 2022, sono in attesa della corresponsione degli arretrati. E ovviamente - insiste - il sottotesto della narrazione esclude a priori l’ipotesi che possa esistere una donna africana benestante, e/o che possa diventarlo onestamente, e men che mai che essa possa contemporaneamente impegnarsi nelle questioni sociali». «Io - si difende Liliane - a questo processo mediatico non mi presto né intendo prestarmi, se l’autorità giudiziaria me lo chiederà, non avrò problemi a dimostrare la liceità dell’acquisto, ma respingo culturalmente il processo da celebrarsi nella piazza mediatica, per una miglior diffusione via social e colpo di grazia nelle testate scandalistiche». Per Murekatete la misura è colma: «In questo piano inclinato non posso quindi fare altro, al momento, che dare incarico al mio avvocato, Lorenzo Borrè, per adire le vie giudiziarie nei confronti di quanti mi hanno consapevolmente e persistentemente diffamato, ai limiti dello stalking», annuncia la compagna di Soumahoro.
Quegli intrecci tra Pd e la coop dei Soumahoro: i dem lavoravano per la Karibu