Rula Jebreal sfoga la rabbia: valanga di odio contro Meloni, Fontana e La Russa
Ignazio La Russa presidente del Senato e Lorenzo Fontana presidente della Camera? Il commento di Rula Jebreal è amarissimo. La giornalista di origine palestinese ma di cittadinanza italo-israeliana vede un grande pericolo democratico nell’elezione del fondatore di Fratelli d’Italia a seconda carica dello Stato e del leghista, già ministro della Famiglia nel primo governo Conte, a terza carica.
Rula Jebreal, attacco d'odio: il paragone su La Russa
Sul suo account Twitter, Jebreal ha lanciato un allarme sulla cyber sicurezza: “La Nato e l’UE devono riflettere attentamente prima di condividere (i sistemi) Intel con il governo Meloni. Non ci si po’ fidare della sua giravolta sull’Ucraina: ha elevato Fontana a presidente della Camera, nonostante sia un famigerato sostenitore di Putin, lui che sostiene la Russia nell’annessione illegale della Crimea e la difende dalle sanzioni internazionali”.
Giorgia Meloni named notorious fascist La Russa (the founder of her party) as President of Italy’s Senate, & today she named Fontana—an unabashed pro-Putin, homophobe, xenophobe, who brags of close ties to violent neo-nazis groups & parties in Europe—as speaker of the House. pic.twitter.com/E43ndkkhjo
— Rula Jebreal (@rulajebreal) October 14, 2022
In un tweet precedente, era stata ancora più tranchant puntando il dito contro la premier in pectore Giorgia Meloni (vera vincitrice di queste due nomine) e Fontana l’ultracattolico veronese contrario ai diritti Lgbt, aborto e all’eutanasia: “Meloni ha voluto il famigerato fascista La Russa presidente del Senato italiano e oggi alla presidenza della Camera ha nominato Fontana, un irrefrenabile pro-Putin, omofobo, xenofobo che si vanta di avere stretti legami con gruppi e partiti neonazisti violenti in Europa”.
Un post corredato da una foto esplicativa: Fontana e Salvini con la maglietta “No sanzioni alla Russia” in una seduta dell’Europarlamento. Il neo presidente della Camera nel 2014 fu osservatore dei referendum illegali in Crimea e nel 2018 chiese al governo M5s-Lega, di cui era parte, di “ritirare le sanzioni alla Russia perché contrarie ai nostri interessi” e ha rinnovato l’appello. Un appello rinnovato costantemente sul suo account Twitter fino a dieci giorni prima dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin che aveva definito “una luce”. La sua elezione è considerata divisiva, “non un pontiere”, come ha sottolineato Enrico Letta segretario del Pd su Twitter: “Peggio di così nemmeno con l’immaginazione più sfrenata. L’Italia non merita questo sfregio”.
G.O.