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Otto e mezzo, De Angelis svela il ricatto a Giorgia Meloni: le condizioni del Cav

Giada Oricchio
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“Ecco quando e come Giorgia Meloni è stata ricattata”. Alessandro De Angelis, vicedirettore dell’Huffington Post, ha spiegato cosa c’è all’origine del clamoroso caso politico che sta terremotando il centrodestra. La vicenda è nota: giovedì, a Montecitorio, Silvio Berlusconi ha un foglio con aggettivi nient’affatto lusinghieri sull’alleata Giorgia Meloni (“ha un comportamento supponente, prepotente, arrogante e offensivo. Una con cui non si può andare d’accordo”).

Un fotografo cattura il documento che diventa di dominio pubblico e aleggia il sospetto che il leader di Forza Italia lo abbia mostrato di proposito, visto che non è uno sprovveduto dopo 30 anni in Parlamento. Oggi il Cavaliere non ha fatto alcuna retromarcia, silenzio anche dai luogotenenti di FI. Zero. Nessuna smentita nonostante l’amico e neo presidente del Senato, Ignazio La Russa, abbia suggerito la via d’uscita: “Dica che è una fake news”. In serata, la premier in pectore Meloni replica annientando Berlusconi: “Manca un punto, non sono ricattabile”. Tradotto: ha provato a estorcermi qualcosa e non ci è riuscito. Altrimenti perché usare un’espressione così dura?

De Angelis, ospite di Lilli Gruber a “Otto e Mezzo”, il talk politico di LA7, venerdì 14 ottobre, ha analizzato il putiferio: “Berlusconi ne esce a pezzi. Al Senato, pensava di essere determinante. Non ha votato subito La Russa perché prima voleva chiudere la trattativa sulle caselle di governo e poi lo avrebbe votato. Questo è un ricatto. E invece ne è uscito come irrilevante”. Il giornalista ritiene che il Cavaliere abbia poco potere contrattuale e che dovrà accontentarsi di ciò che la leader di FdI gli darà. Poi svela il presunto ricatto: “Quel ricattabile di Meloni, secondo me, si riferisce alle due vere condizioni poste da Berlusconi: il ministero della Giustizia dove vuole un Guardasigilli che manometta la legge Severino perché se viene condannato nel Ruby ter decade di nuovo dal Senato e il ministero delle Telecomunicazioni per l’antica fissazione delle televisioni così da mantenere il duopolio. Insomma per i suoi affari”.

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