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Otto e mezzo, Paolo Mieli stronca Giorgia Meloni: la verità sugli attacchi

Giada Oricchio
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“Non esistono sistematici attacchi a Giorgia Meloni”.  Paolo Mieli, ospite del talk “Otto e Mezzo” su LA7, lunedì 19 settembre, ha spiegato cosa sta accadendo in questo scorcio finale della campagna elettorale che culminerà nel voto del 25 settembre. Il noto editorialista ed ex direttore del Corriere della Sera ha negato che siano in atto provocazioni contro Fratelli d’Italia: “Chi ha memoria delle precedenti campagne, sa che questa è all’acqua di rose. Giorgia Meloni dovrebbe ringraziare Enrico Letta perché l’ha graziata sul tema principale cioè il pericolo del ritorno del fascismo. L’argomento che da 30 anni viene usato contro Berlusconi e Salvini, paradossalmente nell’anniversario del centenario su Roma, non è stato usato”.

A sostegno delle sue affermazioni, Mieli ha ricordato che in passato è successo di peggio: “Su Berlusconi dicevano che la sua vittoria rappresentava il trionfo del cavaliere nero e gli intellettuali minacciavano di espatriare. Su Salvini si diceva che, se avesse vinto, l’Italia sarebbe diventata un paese fascista. Alla Meloni è stato legittimamente obiettato, e lo può riconoscere lei stessa, che avere un rapporto preferenziale con Orban e dire che in Europa è finita la pacchia, ci porta fuori binario. Non mi sembra un’aggressione senza precedenti”.

Dunque Mieli ha ricondotto i toni aspri dei leader politici a una logica di propaganda elettorale, tuttavia l’analisi da “pompiere” non ha trovato riscontro nel direttore di Libero, Alessandro Sallusti: “Mi sembra troppo generoso nei confronti degli oppositori della Meloni, buona parte della campagna è stata fatta sul rischio del ritorno del fascismo. La grande differenza è che se un gruppo di sinistra va a contestare Meloni è il sale della democrazia, se un gruppo di destra lo facesse con Letta sarebbe accusato di essere una squadraccia della Meloni”.

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