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In Onda, Dario Fabbri e l'ipotesi peggiore: "In cosa si sta trasformando Putin"

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"La pista ucraino-occidentale nell'uccisione di Dugina non mi convince ma i dati in questo momento sono risicati e confusi". L'analista geopolitico Dario Fabbri in collegamento con In Onda, martedì 23 agosto, svela alcuni retroscena sull'attentato alla figlia di Dugin e sulle conseguenze per la Russia della guerra. "La matrice ucraina mi convince poco, ma non è così difficile immaginare che possa trattarsi di un avvertimento a Dugin che in queste ore non è così vicino al Cremlino come si vuole far credere. Non è il braccio destro di Putin - spiega Fabbri - Se pensate che 48 ore prima sul suo canale Telegram aveva scritto che il regime russo avrebbe le ore contate, sembrerebbe un avvertimento ma il condizionale è d'obbligo". 

Il conduttore di LA7 Luca Telese però lo interrompe e sottolinea: "La Dugina e Dugin hanno usato sempre toni durissimi con tesi radicali come l'Ucraina non esiste, devono essere cancellati...".  Ma il punto non è se lo zar e l'ideologo abbiano la medesima visione su ciò che è e deve essere l'Ucraina. "Il punto è invece stabilire è se dentro l'amministrazione russa ci siano fazioni che hanno idee diverse e che mandano avvertimenti su come va proseguita la guerra". "Super falchi con idee estreme che hanno un ruolo importante nella burocrazia del potere russo?" lo interrompe ancora Telese. "I servizi hanno commesso errori strategici all'inizio della guerra al punto da togliere la condotta almeno parzialmente e adesso quella fazione è vicina a qualcun altro? Putin non è il potere assoluto nel Palazzo e lo sa ma ha dalla sua parte una larghissima opinione pubblica come riportano anche gli americani". I russi sono russi e in questa guerra che nemmeno chiamano guerra si stringono intorno alla loro bandiera. Ma ci sono fazioni che vorrebbero condurla altrove o riprenderne le redini. L'avvertimento è una delle ipotesi che filtra nelle ultime ore". Ma chi sta vincendo o perdendo il conflitto? "La Russia sul piano strategico si sta trasformando in un socio di minoranza cinese e questa sarebbe un'umiliazione" spiega Fabbri. "Un conto è avere a che fare con noi occidentali, un conto è avere a che fare con la Cina che ha idee del mondo egemoniche che noi - abbiamo tanti difetti - non abbiamo. Putin sa di dover andare a Pechino con il cappello in mano e non è un bel vivere". "Quindi anche se vincesse con l'Ucraina perderebbe con la Cina" conclude il discorso Marianna Aprile.

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