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Povero Enrico Letta, vive nella casa dei gerarchi fascisti

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Gianfranco Ferroni
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La vita riserva sempre stranezze, fastidiose coincidenze e singolari realtà: prendiamo come esempio le dichiarazioni, continue, di Enrico Letta contro la destra. Pungenti dichiarazioni, quelle del segretario del Partito democratico, contro il populismo, la dittatura fascista, la deriva sovranista ed altro ancora. A tutto questo Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, ha risposto affermando che «la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia». Quello che nello stesso Pd fanno notare è che Letta «deve la bellezza della sua casa al periodo fascista. Lui vive nel cosiddetto Cremlino di Testaccio, il più bel palazzo della zona, costruito per dare alloggi di assoluta qualità ai gerarchi cari a Benito Mussolini».

A conferma, si può leggere un testo del Touring Club Italiano dove è scritto che gli «stabili di piazza dell'Emporio e via Marmorata, progettati da Luigi Broggi, Innocenzo Sabbatini e Innocenzo Costantini dal 1924 al 1930, e destinati ai gerarchi fascisti». Personalmente ricordo una passeggiata con l'indimenticato docente universitario Giorgio Muratore, pronto ad elencare tutte le personalità «de sinistra» che ci abitavano, «quasi una nemesi».

Anni fa su «Oggi» Marianna Aprile (in questa estate presenza fissa televisiva di sera su La7) elencò i nomi dei fortunati abitanti, in un bell'articolo che si può trovare su Dagospia: Giuliano Ferrara e Nicola Latorre, per esempio. E nella casa di Letta si incontrarono «a pranzo Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani, per accordarsi sulla candidatura di Franco Marini al Quirinale».

Aprile scrisse anche che dopo la guerra «al secondo piano arrivò poi la più grande sezione romana del Pci. Un piano sotto, un Commissariato di Polizia. L'edificio poi divenne dell'Ina Assicurazioni, che nel 2001 vendette alla Pirelli Re di Marco Tronchetti Provera. Gli appartamenti, enormi, vennero frazionati e rivenduti. Ancora oggi ce ne sono di grandissimi (circa 300 metri quadrati) e di "normali", tra i 100 e i 150, come quello in cui vive Letta. Che comprò non da Pirelli, ma da un notaio».

Quei 96 appartamenti, uno più bello dell'altro, tra lungotevere Testaccio e via Marmorata sono richiestissimi sul mercato immobiliare: chissà se Letta sa a chi sono appartenuti in passati quei vani che oggi occupa. Dice un suo collega di partito: «Chissà, forse Enrico si sveglia di notte di soprassalto, con il fantasma del gerarca che ci abitava pronto a interrompergli il sonno». Un edificio di lusso, di certo molto diverso da quello della popolare Garbatella, quartier generale meloniano. 

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