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Toni Capuozzo, "come lo hanno costretto". Il dubbio atroce su Zelensky e il rischio guerra cronica

Giada Oricchio
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Toni Capuozzo ferisce con la penna almeno quanto farebbe con un colpo di mortaio e trasforma “Good morning Vietnam” in “Good morning Italia”. L’ex inviato di guerra ha postato sul suo profilo Facebook un frame dello storico film in cui Robin Williams salutava in radio i giovani americani che stavano perdendo la guerra in Vietnam per raccontare la “cronicizzazione” dell’invasione in Ucraina e dunque il suo declassamento dall’informazione.

“Bisognerebbe dire Good morning a tutti quelli che hanno fatto proclami, e sparso illusioni. Non Zelensky (cos’altro poteva fare, dopo il 24 febbraio ? Prima sì, qualcosa di diverso da ritenere irrinunciabile la Nato avrebbe potuto farlo, ma forse non glielo hanno concesso) ma gli altri sì” fa notare Capuozzo prima di criticare il comportamento di Von der Leyen (L’Ucraina deve vincere) e Josip Borrell (E’ una guerra che si vince sul terreno) e tutti quelli che parlando a nome dell’Europa ne hanno fatto una battaglia delle democrazie contro i regimi autoritari. Il buongiorno è ironico, l’accusa è precisa: “Bisognerebbe augurare buongiorno a tutta l’orchestra della propaganda, trombe e tamburini, analisti e odiatori. Talk show ed emozioni stanno chiudendo per ferie, si riapre a settembre, come una bottega di centro città. Non è una guerra di logoramento, è un’avanzata lenta e metodica dei russi fin dall’inizio. La guerra è diventata cronica, non è colpa nostra se vi ci siamo abituati e ci occupiamo di Marmolada o di Giappone o di Sharm El Sheik”.

Una visione a cui Capuozzo si ribella: “No, mi spiace, ma non è così. I russi, per quando sbagliati li si possa ritenere, hanno piani abbastanza chiari, adesso: riprendersi il Donbass, e dichiarare un cessate il fuoco unilaterale: se non ci attaccate, non vi attacchiamo. È Kiev, e dietro a Kiev tutto l’occidente che li ha spinti e adesso fa il democratico e dice “È Kiev che deve decidere”, è l’Occidente che non sa più che fare, e perfino le armi, sempre più armi, sembrano il mantra di un gruppo di monaci incantati e distanti dal mondo. Come si può vincere ? Come si può almeno non perdere?”.

Lo scrittore e giornalista punge anche il premier Draghi ricordandogli che “un tempo aveva definito Erdogan un dittatore e adesso gli stringe la mano sul feretro delle invasioni in Siria e dei diritti dei curdi”. E intanto gli orrori della guerra con centinaia di civili, donne e bambini che muoiono, sembrano non suscitare più alcuna indignata levata di scudi internazionale. “Non è un conflitto cronico”, scrive Capuozzo, “è una guerra che può solo finire presto e male - Ucraina a pezzi - o andare avanti e peggio”.

 

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