R. Kelly condannato per abusi e sfruttamento sessuale: 30 anni di prigione alla star degli anni '90
R. Kelly, star della musica R&B, è stato condannato a 30 anni di prigione per abusi e sfruttamento sessuale. La sentenza è stata resa nota in un tribunale di Brooklyn quasi un anno dopo che il cantante, famoso soprattutto per la canzone ’I believe I can fly' del 1996, era stato riconosciuto colpevole di aver guidato per oltre vent’anni un’organizzazione criminale a Chicago che reclutava le donne, giovani afroamericane anche minorenni, per sottoporle ad abusi sessuali e psicologici.
Il processo è durato sei settimane e decine di persone hanno testimoniato contro di lui. Sono state presentate centinaia di prove, scritte, videoregistrate e audioregistrate degli abusi a cui l’imputato, con l’aiuto dei suoi dipendenti e collaboratori, sottoponeva le sue vittime. Il cantante, famoso soprattutto negli anni ’90 e il cui nome completo è Robert Sylvester Kelly, ha ascoltato in aula le testimonianze di sette donne. Le accusatrici hanno descritto il cantante una celebrità carismatica sul palco che prendeva spesso di mira le giovani vittime che assistevano ai suoi concerti, a volte aggredendole sessualmente dietro le quinte pochi minuti dopo l’evento.
Stupratore seriale, R. Kelly condannato per abusi sessuali
La difesa nel processo ha chiamato in causa "l’infanzia traumatica" dell’imputato e il fatto che anche lui avesse alle spalle "una storia di abusi sessuali da parte di familiari e non". Ma il giudice federale Ann Donnely ha respinto un’ultima mozione della difesa dell’imputato che chiedeva l’assoluzione del cantante o magari un nuovo processo. Nella sentenza, la giudice ha insistito sul fatto che le persone dovrebbero essere protette da comportamenti come quello dell’ex star.