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Otto e mezzo, Lucio Caracciolo svela il retroscena su Putin e Zelensky: "Hanno problemi sul fronte interno". Nessun margine

Giada Oricchio
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Non è stato un telefono amico tra Mario Draghi e Vladimir Putin. Oggi il presidente del Consiglio ha chiamato il leader del Cremlino per provare a sbloccare i porti ucraini dove, a causa dell’invasione del 24 febbraio, stanno marcendo tonnellate di grano che mettono a rischio carestia i paesi poveri. Se n’è parlato a Otto e Mezzo, il talk politico di LA7, giovedì 26 maggio.

La conduttrice Lilli Gruber ha chiesto a Lucio Caracciolo il valore di questo colloquio e il direttore della rivista Limes ha spiegato: “Tutto è cominciato 15 giorni fa quando Draghi è andato da Biden e hanno discusso la necessità di accelerare la fine della guerra. Subito dopo l’Italia ha annunciato un piano di pace e ha assunto una posizione con Francia, Germania e Spagna. Dopodiché Draghi ha cercato di capire quali margini ci fossero, ma dalle parole dello stesso premier emergono margini molto stretti, per usare un eufemismo”.

Perché Putin non vuole sentir parlare di trattative? Il motivo lo ha rivelato sempre Caracciolo: “E’ in corso la battaglia decisiva, i russi hanno cercato di chiudere una gran parte delle truppe ucraine in una sacca nel Donbass e aspettano di vedere i risultati, probabilmente positivi per loro, di quest’offensiva”.

Insomma, se i militari russi dovessero conquistare una parte sostanziosa del territorio del Donbass, potrebbero cominciare a trattare. Ma ci sarebbe un nuovo nodo da sciogliere: la posizione del presidente ucraino che non può fare grandi concessioni.

Per Caracciolo, al momento siamo davanti a poco più che “sondaggi” e avverte: “Bisogna aspettare la telefonata con Zelensky però le voci che dicono ‘diamo un pezzo di Ucraina alla Russia e finiamola qua’, stanno diventando sempre più importanti”.

 

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