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Omnibus, “catastrofiche conseguenze”. Dario Fabbri vede un futuro nero per la Russia: “La Cina se la mangerà”

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Dario Fabbri, analista geopolitico e giornalista, è ospite dell’edizione del 20 maggio di Omnibus, il talk show di La7 del mattino condotto da Alessandra Sardoni, e analizza gli scenari che possono portare ad una pace: “Non so se non deve vincere nessuno. Certamente Mario Draghi sta seguendo la posizione di Macron e Scholz, che se dice una parola fuori dalla normalità viene assalito dagli americani, così come accade per tutti i leader tedeschi, i francesi hanno margini di manovra maggiori. Draghi credeva di avere molti margini di manovra all’inizio di questa guerra, poi gli americani lo hanno molto strattonato e spiegato che non era così, però ha avuto coraggio a Washington. Ha fatto capire che non devono essere gli americani o noi a decidere quando finisce la guerra. Può essere soltanto l’Ucraina o ciò che ne rimane”.

 

 

Che cosa può succedere se non si trova un compromesso? Fabbri risponde: “Un compromesso e basta? Bisogna vedere quale compromesso. Ci sono conseguenze molto gravi, alimentari e non solo. La Russia rischia seriamente di finire nelle grinfie della Cina, che si mangerà la Russia nei prossimi anni. Vladimir Putin dovrà andare con il cappello in mano a Pechino per chiedere aiuto, promettendo idrocarburi e grano, con la Cina che deciderà di fare il prezzo. È un’impresa oltre l’umano insegnare ai cinesi a fare i mercanti. Putin lo sa, questo è un danno per l’Europa, che non avrà più un interlocutore. Ci potrebbero essere catastrofiche conseguenze, carestia, migranti… Non possiamo - sottolinea Fabbri - imporre un compromesso a chi è invaso, visto che loro non vogliono cedere i territori sottratti. Non possiamo metterci nei panni di Kiev, che spera di ricacciare i russi indietro vedendo le operazioni sul terreno di guerra. Se riescono a resistere su Kiev, li cacciano indietro su Kharkiv, non gli fanno sfondare il fronte del Donbass e hai armamenti pesanti hai la legittima speranza di ricacciarli fino al confine. È complesso dirgli di fermarsi”.

 

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