Furio Colombo è stufo di Alessandro Orsini e litiga con Marco Travaglio. Terremoto al Fatto Quotidiano
Le posizioni di Alessandro Orsini sulla guerra in Ucraina spaccano i vertici de Il Fatto Quotidiano. A criticare il professore associato presso l'Università Luiss e specializzato in sociologia del terrorismo, che tiene una rubrica sul giornale diretto da Marco Travaglio in merito al conflitto con la Russia è Furio Colombo, ex deputato e tra gli editorialisti storici del quotidiano. “All'improvviso mi sono trovato a scrivere su questo giornale, che avevo contribuito a far nascere con Padellaro e Travaglio, accanto a un collega che non conoscevo e che non vorrei conoscere, caro a tutti coloro che pensano che l’America sia il vero pericolo dei popoli e delle democrazie, e che l’invio di armi ai resistenti invasi e assediati dal rischio imminente di distruzione totale sia un sacrilegio” la prima parte delle parole di Colombo in una lettera aperta indirizzata e pubblicata proprio dal Fatto.
"Ma devo per forza notare e far notare che - prosegue Colombo - Alessandro Orsini, entrato all’improvviso e con veemenza nel giornale di Travaglio e di Padellaro, ha funzionato come il frate che solleva i confratelli e i fedeli per riformare una chiesa. Dopo di lui niente è più come sembra, perché Orsini ha scosso con forza e con violenza la fiducia di chi legge e di chi scrive su un giornale su cui lascia una pesante impronta, una sorta di esclusiva. Non sono il solo in Italia a sapere che gli ‘studi’ di Alessandro Orsini falsificano fino ai dettagli la storia di questo Paese e del contesto politico e umano di cui siamo parte. Con lui non siamo mai al dubbio o al suggerimento, ma alla affermazione o negazione assoluta priva di alternative. Come fai a scrivergli accanto? Chi dei due è il falsario?”.
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Travaglio non ha risparmiato una stoccata al collega Colombo nella sua replica al veleno: “Tu non condividi quello che scrivono Fini e Orsini e immagino che la cosa sia reciproca. Io, soprattutto sulla guerra in Ucraina, non condivido ciò che scrivi tu, ma pubblico tutto ciò che scrivi tu. Dov’è il problema? Siamo un giornale, non una caserma. Siamo in democrazia, mica in Russia. Sul fatto c’è posto per tutti. Non esistono ‘falsari’ né delinquenti, dunque ‘scrivere accanto’ a un professore che la pensa diversamente non è ‘complicità’: è pluralismo”.