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Alessandro Orsini, "così lo hanno consacrato". L'analisi che umilia la Rai sul prof epurato

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Il prontuario del martirologio televisivo. Sembra questa la parabola che ha intrapreso Alessandro Orsini, docente della Luiss e al centro delle polemiche per i suoi interventi sulla guerra in Ucraina nei talk tv. Posizioni su cui non è difficile intravedere uno sbilanciamento sul lato Putin. Un articolo di Salvatore Merlo sul Foglio ricostruisce il percorso. “Non lo conosceva nessuno, era praticamente invisibile”, è l’esordio del pezzo, che descrive l’onda di visibilità su cui è poggiato il prof. “Ma la definitiva fortuna di Orsini, la sua consacrazione, l’elevazione finale, si è consumata soltanto quando la Rai, bontà sua, dopo avergli fatto un contratto televisivo da 12mila euro si è pentita e gliel’ha stracciato davanti”.

Dunque, scrive Merlo, i dirigenti Rai gli hanno conferito “la più ambita delle lauree del nostro Paese, una medaglia che in Italia vale assai più del premio Nobel: il titolo ufficiale di epurato. Cacciato, scomodo”. Si tratta di “un’ambitissima che richiede molta comprensione di sé, molto tempo e un grande impegno. In principio fu l’editto bulgaro. Da allora in poi chiunque venga tagliato da un palinsesto tv ritiene in buona fede d’esser Michele Santoro o Enzo Biagi, se non Piero Gobetti”.

Perciò “in quanto epurato e imbavagliato non la smette più di parlare e di comparire. Insomma: altro che i duemila euro a puntata che gli voleva dare la Rai. Bazzecole. Adesso Orsini ne vale almeno quattro mila”. Insomma, non c’è nulla di meglio, in Italia, che essere “martire mediatico”. 

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