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Cerno: quel Golpe (Piccolo) Borghese

Tommaso Cerno
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Come l’ennesima stagione della stessa, noiosa serie tv, ci risiamo. C’è il premier indagato, i ministri sotto accusa e una bufera politica che però non interessa a nessuno. È noiosa, già vista, proprio come quelle telenovele che hanno troppi anni e finali scontati. Cavilli legali, che non fregano a nessuno, ma una sola verità. Gli autori di questo golpe piccolo borghese, mal riuscito prima di cominciare, sono l’ombra rinsecchita degli originali. I D’Alema e i Prodi, i Borrelli e i Davigo sostituiti dalla segretaria Schlein, scomparsa dalla scena politica e contestata da metà del suo partito, da magistrati che pubblicano sui social e nelle mail il proprio odio contro il governo, da intellettuali che sfruttano Mussolini per tirare a campare vendendo ancora qualche libretto. Il golpetto dell’Italietta della sinistretta, di cui questo Paese non aveva proprio bisogno. Un’Armata Brancameloni che avrà come effetto quello di convincere ancora un po’ di italiani, sempre ce ne fosse bisogno, che in questo Paese c’è un problema con l’utilizzo della giustizia, con i suoi tempi e i suoi riti desueti, ormai lontani dall’affermare il principio di proporzionalità.

 

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