Trump e le mire sulla Groenlandia: la rotta artica va protetta da Cina e Russia
2.170.000 km2, sette volte l’Italia. Questa è la dimensione della Groenlandia, territorio autonomo del regno di Danimarca. Quest’ultimo è grande 49.000 km2, vale a dire un rapporto di uno a quarantatré con quella che è l’isola più vasta del mondo. La Groenlandia è ricca di risorse naturali, tra cui uranio, terre rare, petrolio, gas naturale e minerali come ferro, zinco e oro: tutti elementi preziosi per le tecnologie avanzate dell’economia moderna. Inoltre lo scioglimento dei ghiacci sta rendendo sempre più percorribili le rotte artiche, che sono enormemente vantaggiose.
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Facciamo un paio di esempi: da Shanghai a Rotterdam via Canale di Suez sono 20.000 chilometri, passando a nord diventano 14.000 (-30%); da Yokohama a Amburgo via Canale di Suez sono 21.000 chilometri, passando a nord 15.000 (-28%). In termini di tempo vuol dire 7-10 giorni di navigazione in meno. Adesso andiamo alle questioni militari. In Groenlandia c’è già una importantissima base aerea americana (Thule Air Base), che ospita sistemi di difesa missilistica (ICMB), radar di allerta avanzata essenziali per il North American Aerospace Defense Command (NORAD), strumenti decisivi per la sicurezza spaziale. Negli ultimi anni però si vanno intensificando (con dati poco disponibili pubblicamente, ma ben noti ai comandi NATO) le attività russe (storicamente presenti nell’area) e cinesi, che colgono perfettamente la rilevanza dell’area, peraltro zona di pesca potenzialmente più ricca del pianeta. Le forze armate danesi hanno piccole basi e pattugliano, per quanto nelle loro possibilità, le vastissime aree marine.
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Adesso andiamo alle parole di Trump, che vanno interpretate con intelligenza e contando fino a dieci. Il punto è semplice: può la Danimarca da sola gestire la Groenlandia provvedendo agli investimenti necessari per renderla utile e sicura? È categoricamente escluso. Quindi ci deve pensare qualcosa di più grande, qualcosa di molto simile alla NATO a guida americana, con tutto il contributo europeo che Bruxelles può mettere in campo (il che vuol dire investire decine di miliardi). Tutto il resto è un favore esplicito alla Cina e, in seconda battuta alla Russia. Trump nella sostanza ha ragione, poi sulla forma possiamo discutere. Ma solo su quella, chi non lo capisce è uno strano individuo.
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