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Cecilia Sala, quei gufi che non l'hanno vista arrivare

Tommaso Cerno
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Non mi dilungo in chiacchiere su Giorgia Meloni e Antonio Tajani, che anche un fesso capisce abbiano concluso in maniera impeccabile la più difficile mediazione politica degli ultimi decenni e riportato a casa sana e salva la nostra concittadina e collega Cecilia Sala. Spero, tuttavia, due cose. Uno: di non sentir più paragonare i regimi come quello iraniano alle democrazie, per quanto lontane dal proprio pensiero politico, da parte di nessuno in Occidente. So che è una speranza vana. Li ritroveremo in piazza a tifare per l’islamismo radicale contro i valori liberali, solo perché di partiti diversi da loro.

Due, e parlo sempre della sinistra, spero che la prossima volta anziché profetizzare disgrazie a reti unificate notte e giorno su giornali e talk show, facciano davvero sistema con il governo quando di mezzo c’è l’interesse nazionale. Perché fra gufi, barbagianni, civette che neanche Harry Potter, gli stessi che poi pontificano su Finanziaria e elezioni americane senza imbroccarne una, non dico che facessero il tifo per Khamenei (anche se lo penso) ma certo hanno usato Cecilia per farsi propaganda elettorale, mentre il governo lavorava zitto. E cito Elly Schlein, stavolta Cecilia Sala proprio non l’hanno vista arrivare.

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