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Islamismo, dice il proverbio Terrore a Capodanno...

Tommaso Cerno
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Come un avvertimento, un presagio, ci avevano colpiti a Natale. Nel mercatino simbolo della nostra festa ormai secolarizzata. Ma come la macabra variante di un detto popolare, «chi uccide a Capodanno uccide tutto l’anno». E questo perché, sebbene lontani all’apparenza, l’attentato di New Orleans, i suoi morti e le decine di feriti sotto i colpi di tale Shamsud Din Jabbar, immobiliarista ed ex militare di seconda generazione trasformatosi in lupo solitario grazie alla ricarica di fanatismo della new generation, e i sei accoltellati di Rimini sotto i colpi di un egiziano sono facce della stessa guerra alla democrazia che la cultura islamista sta combattendo in Occidente.

 

 

 

Forte delle nostre debolezze, ha trasformato la parola integrazione in un sinonimo di soggezione e risponde con la violenza al modello liberale che, per natura e Costituzione, afferma di ripudiarla. Il 2025 sarà dunque l’anno della grande scelta: pronunciare un forte «No» alla proliferazione di comunità islamiche che si comportano come cellule avulse dal sistema Stato, e lo affermano pure, considerando le nostre leggi assoggettate a Maometto e alla sharia. E non venitemi a parlare di Islam moderato, perché è stato il primo ad assoggettarsi ai fanatici di Allah. 

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