Cecilia Sala, dentro un intrigo internazionale di primo livello
Non facciamola semplice questa storia dell’arresto di Cecilia Sala perché non lo è proprio per niente. Quindi nessuno faccia il fenomeno, nessuno avanzi proposte velleitarie, nessuno pensi di avere in tasca la soluzione. Scrive la Sala nel suo ultimo libro «Inferno», parlando dell’Iran: «Gli iraniani sono esageratamente gentili, un tipo di gentilezza capace di snervare un occidentale e che spesso corrisponde anche a un test. Non arrivano quasi mai al punto e, se lo fanno, prima ti costringono a dei giri lunghissimi apparentemente sul niente, quello che gli inglesi chiamerebbero "small talk" e che gli iraniani reputano buona educazione. La schiettezza e la chiarezza che a noi piacciono tanto sono considerate sinonimo di fretta e un po’ volgari». Chiaro il messaggio?
MIRANO a noi: Cecilia Sala è solo l'ultimo caso degli ostaggi dell'Iran
Non sarà breve questa storia (temo): non lo sarà perché loro non hanno alcun interesse a risolverla presto (ma spero di cuore di sbagliarmi). Intanto perché qui c’è di mezzo l’ingegner Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato dalle forze di polizia italiane il 16 dicembre. E ormai possiamo dirlo con cognizione di causa: il fermo della Sala è la ripicca brutale all’arresto dell’ingegnere sospettato (da Washington) di essere pedina importante del traffico internazionale di componenti per droni da combattimento. E siccome il sospetto Usa è che quel materiale è servito per un attentato in Giordania che è costato la vita a tre soldati americani (28 gennaio 2024), ecco che restituire all’Iran il soggetto non sarà una passeggiata, anche perché l’arresto è avvenuto proprio su richiesta americana.
Elly Schlein si levi il suo burqa culturale
Poi c’è una seconda ragione da tenere presente. I giornalisti, soprattutto quelli indipendenti come usa in Occidente, sono merce preziosa per meccanismi di ricatto, per il semplice fatto che di loro si parla subito e con grande evidenza. Il regime di Teheran cioè, soprattutto in questo momento di enorme difficoltà su tutti i fronti (Siria, Gaza, Libano, ma anche dentro casa, basti pensare all’eliminazione di Isma’il Haniyeh, capo politico di Hamas, ucciso a Teheran con evidenti complicità locali), non ha motivo per farsi scrupoli: deve proteggere in ogni modo le sue pedine preziose. E probabilmente l’ingegnere è esattamente questo. Gli americani hanno ancora 30 giorni per presentare alle autorità italiane i documenti che giustificano la loro richiesta di estradizione. Teheran farà di tutto per impedire questo trasferimento e userà anche l’arresto della Sala a questo scopo. Siamo dentro un intrigo internazionale di primo livello. Chi lo usa per speculare su polemiche o attacchi all’avversario politico (vedi alla voce governo) è un miserabile.