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Chirico: la beffa dell'ayatollah Khamenei che cita la forza di Gesù

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Annalisa Chirico
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La figura di Gesù Cristo, sempre meno rilevante nel modo di vivere e di pensare della società occidentale, finisce al centro del discorso, intriso di odio antioccidentale, pronunciato dall’ayatollah Khamenei. È uno dei paradossi dell’epoca che viviamo. «Se Gesù fosse tra noi oggi – ha affermato la Guida suprema dell’Iran in un messaggio in occasione del Natale - non avrebbe esitato nemmeno un momento a lottare contro i leader dell’oppressione e dell’Arroganza globale, né avrebbe tollerato la fame e lo sfollamento di miliardi di persone spinti dalle potenze egemoniche verso la guerra, la corruzione e la violenza». L’invettiva prende di mira i «nemici» del potere sciita: Stati uniti, Israele, Occidente. Così la suprema autorità teocratica iraniana sublima la figura di Gesù Cristo come vendicatore di ogni ingiustizia, combattente del bene contro il male.

 

 

Nell’anno giubilare che si apre ci sarebbe da rallegrarsi se anche dalle parti di Teheran la grandezza di Gesù Cristo è oggetto di riscoperta e pubblico elogio. Nei giorni in cui i mercatini natalizi di Magdeburgo diventano bersaglio di un attacco terroristico senza precedenti ad opera di un saudita fuori di testa (ma che la Germania ha «protetto» contro le ripetute richieste di estradizione di Riad), il filosofo Massimo Cacciari lancia un monito: attenti perché oggigiorno la vera minaccia è la scristianizzazione, non la secolarizzazione. «Sono le parole del Vangelo, le Beatitudini, il Samaritano, che oggi tacciono», ha affermato Cacciari in una intervista al Corriere della sera. Le persone, in altre parole, hanno smesso di ascoltare il messaggio profondo della Bibbia così come hanno smesso di dare valore alla figura di Gesù Cristo. Si può non credere in Dio ma ciò non cancella la figura storica di Gesù e la sua opera.

 

 

«Un tempo le parole del Vangelo potevi non sentire la forza di seguirle, ma chiamavano – ha scandito Cacciari -. Oggi non chiamano più questa società. Se uno giace come morto per strada devi soccorrerlo, se ha fame dargli da mangiare, se è nudo vestirlo. Ci saranno ancora cristiani, resti d’Israele, in qualche monastero o sotto casa mia, ma sono persone, non costituiscono più la nervatura di una comunità». Ecco, manca la consapevolezza dell’essere parte di una comunità. Di una civiltà. Il cristianesimo ha costruito una società certo imperfetta ma che è tuttora il posto migliore dove augurarsi di nascere. Perché si fonda sulla centralità della persona umana, sui valori di pace e giustizia, sulla piena equiparazione tra uomo e donna, sul rispetto dei diritti dell’infanzia. Non in ogni parte del mondo questi princìpi hanno un valore socialmente e legalmente riconosciuto. La parola di Gesù è un faro di civiltà. Che Teheran pretenda di farsene portatore nel mondo è l’ennesima beffa a cui non possiamo rassegnarci.

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