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Cerno: la sinistra che annega nel suo woke

Tommaso Cerno
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C’era una volta il «vietato vietare» e ora c’è il woke. Un brodo di retorica, politically correct e contraddizioni dentro cui sta annegando la sinistra che se l’è inventato, anzi che l’ha importato dalla cancel culture. Come se ritrattare fosse la strada del progresso. Il caso di Tony Effe è emblematico. Un rapper di cui si conosceva ogni verso viene prima invitato e poi cacciato dal Concertone di Capodanno della Capitale. Quella Roma progressista e inclusiva, guidata dal Pd Roberto Gualtieri, talmente woke da non riuscire nemmeno a mettere i cancelli per scongiurare le tendopoli fuori controllo che infestano l’Urbe. Nel nome di un elenco infinito di frasi fatte, il rapper è il Demonio. Lo stesso che salirà sul palco di Sanremo con Carlo Conti che, con tutto il rispetto e l’ammirazione per un grande professionista, non è certo un rivoluzionario antisistema che sfida il mainstream. La verità è che a forza di fare la morale a tutti, dalle viscere della sinistra vera, quella morta e sepolta, è rispuntato il Nenni del famoso motto: «Gareggiando a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura». Quel che l’ex socialista non poteva immaginare era una sinistra che si «auto-epura».

 

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