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Abruzzo, 'Paragone sullo storico bis di Marsilio: c'è una gran voglia di ripartire

Gianluigi Paragone
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Domenica sul Tempo avevo dato il mio pronostico favorevole per Marco Marsilio, pur sapendo che il bis sarebbe stato storico, quindi non alla portata di mano. Ci ho preso; non tanto perché avessi la sfera di cristallo quanto perché il clima che sentivo attorno al presidente uscente era di sostanziale fiducia. Ero rimasto, tra l’altro, sorpreso dalle critiche che sentivo muovere contro il campo largo per l’insistenza con cui sottolineavano l’andirivieni con Roma da parte del governatore. «Se uno bravo, che m’importa se la sera o il fine settimana va a dormire a casa sua», mi dicevano. «Anzi, così sa bene com’è messa la strada, di quanto ci vuole, è al corrente dei lavori. E può riferire ai ministri...». Gli abruzzesi sono testardamente pratici e sanno che se c’è un legame forte con il Palazzo non è affatto detto che questo legame sia un handicap, anzi. L’Abruzzo ha vissuto le sue migliori stagioni quando godeva di politici ben inseriti nei posti chiave - «Ti ricordi Remo Gaspari, Gianni Letta, Franco Marini...» - che avevano a cuore il loro territorio: «Marsilio e la Meloni sono fraternamente amici? Meglio, così ora l’Abruzzo conta di più».

 

 

Questo bis del presidente è un bis importante non solo perché storico - mai era successo da quando c’è l’elezione diretta - ma soprattutto perché in regione c’è una gran voglia di ripartire, c’è l’esigenza di rompere quella strana invisibilità attorno a una terra che economicamente ha tutte le carte in regola per trattenere i giovani e non disperderli per la paura di non trovare lavoro. Cultura e turismo sono le due carte pesanti che Marsilio deve buttare sul tavolo: da Federico Caffè a Gabriele D’Annunzio, da Pasquale Cascella a Ivan Graziani, da Ovidio a Benedetto Croce, ci sono spunti infiniti per far vivere eventi di spessore e imbastire una narrazione di livello. O il racconto dell’alta moda, della sartoria (raccontavo della scuola di Brioni a Penne) senza dimenticare il grande valore dell’agricoltura. E quindi dell’agroalimentare. Si sono sprecati i selfie con gli arrosticini ma se in Regione si mettessero in rete le feste popolari si aprirebbe un mondo.

 

 

E poi il turismo: poche altre regioni hanno davvero la possibilità di attrarre turisti tutto l’anno giocando sulla montagna (e che montagna! Il Gran Sasso è un insieme di esperienze e di climi da avere pochi eguali) e sul mare; si tratta di trovare un luogo dove raccordare tutto questo, tradurlo in rassegne, in film commission, in progetti documentaristici, in eventi sportivi. Il secondo mandato di Marsilio ha l’occasione di mettere una marcia in più a favore di chi non lascia l’Abruzzo e soprattutto di non spegnere i riflettori su questa fantastica terra.

 

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