Dossieraggio, le due "emergenze" dietro al silenzio di guru e vip della sinistra
Madonna che silenzio c’è stasera, come diceva un incantevole Francesco Nuti giovane. Stavolta non ci sono manifestazioni di piazza, pagine e pagine di appelli sui quotidiani, marce silenziose davanti al Parlamento con attrici di riferimento e registi amici. Silenzio per l’appunto. Per dire anche Sabrina Ferilli è pressoché muta, non ha dichiarato, idem Alba Parietti, manco una strofa da Fiorella Mannoia, pure la penna di Marco Travaglio un po’ langue, e dire che sulla materia ha un expertise riconosciuta. Che è un po’ come dire, arriva la deriva Sudamerica ed “io non so cosa mettermi”.
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È una beffa del destino (che come è notorio, è cinico e baro), impossibile definirla in altro modo, inquietante che proprio la parte politica, che in questi decenni, ha visto e denunciato “derive sudamericane” (anche quando non c’erano) a più non posso, oggi sia coinvolta e annichilita dalle inchieste sul dossieraggio. E che reagisca tutto sommato con timidezza, prima difendendo la libertà di stampa di un giornale ‘amicissimo’, poi, con qualche ora di ritardo, inquadrando meglio il problema con le dichiarazioni della segretaria Elly Schlein.
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Eppure ci sono due emergenze che dovrebbero essere affrontate, e che attengono direttamente al campo largo. La prima si chiama Cafiero De Raho, un signore eletto alla Camera dal M5S. De Raho era il procuratore nazionale antimafia, nel lasso di tempo che riguarda le inchieste di Roma e di Perugia, e nel frattempo, sempre su indicazione del partito di Giuseppe Conte, vicepresidente della commissione Antimafia, dove tra giovedì e venerdì, sono stati auditi Melilli e Cantone. Insomma è controllore e controllato, un'anomalia pazzesca, che la sinistra (Pd e M5S) sta completamente ignorando. La seconda si chiama Sandro Ruotolo, già team Santoro, passato poi alla politica con Pietro Grasso (altra combinazione?), ed oggi responsabile comunicazione ed informazione del Pd. Ruotolo, nel 2020, aveva pieno accesso ai file riservati sul caso Palamara. Qualcuno a casa sua gli ha chiesto a che titolo? A cosa gli servivano quelle informazioni? Come le ha usate?
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Eh sì certo stavolta, sembra non esserci nessuno da difendere, gli spioni d’altra parte erano più interessati ad esponenti del centrodestra, fatta esclusione per Matteo Renzi e per il deputato Federico Fornaro, ma qualcosa toccherà pur fare e dire anche alla sinistra. Ad esempio rileggere e ricontestualizzare all’oggi, un articolo del Corriere della sera che uscì nel gennaio del 1987 e che tante polemiche allora suscitò. Il titolo era ‘I professionisti dell’antimafia’, la firma quella di Leonardo Sciascia.