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Paragone e il bluff di Bruxelles: "Mi tengo stretta la narrazione anti-Ue"

Gianluigi Paragone
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Leggendo i giornali di ieri mi sono ritrovato candidato alle Europee con la Lega assieme al generale Roberto Vannacci e al magistrato Luca Palamara. Un tridente d’attacco che Salvini metterebbe in campo per andare a Bruxelles. Per quel che mi riguarda la notizia è completamente falsa e destituita di qualsiasi ragionevole fondamento, del resto solo qualche giorno fa avevo annunciato le mie dimissioni a segretario di Italexit preannunciando anche il mio ritorno al giornalismo. Avevo altresì detto che non volevo generare confusioni agli occhi dei telespettatori che mi guardano in televisione, dei lettori che mi leggono su questo giornale e su Libero, e a coloro che mi avevano votato o che comunque mi seguivano come politico. Mi ero dimesso convintamente per evitare il dubbio se il mio parlare fosse da politico o da giornalista.

 

Non so se il generale Roberto Vannacci e Luca Palamara affronteranno la sfida delle Europee, per quel che mi riguarda mi chiamo fuori. La cosa più interessante, però, degli articoli pubblicati ieri riguardava non solo la mia esperienza come fondatore di Italexit, ma anche come giornalista che da anni racconta l’Europa da un altro punto di vista rispetto a quello dominante. Così come non ho avuto problemi a riconoscere alla Lega e a Fratelli d’Italia la coerenza e il coraggio di avere respinto le insidie del Mes, allo stesso modo mi tengo stretta la narrazione anti Ue che cominciai prima su Rai2 con l’Ultima parola e poi su La7 con La Gabbia. Rimango fermo sulle mie stesse posizioni ritenendo il progetto di Bruxelles un bluff la cui architettura è totalmente poggiata sui pilastri della finanza e degli interessi dei lobbisti. L’Europa non evolverà mai fintanto che non avrà il coraggio di coinvolgere il popolo concedendogli il sacrosanto diritto di esprimersi sul progetto europeista.

 

Mi domando chi abbia paura di un referendum siffatto. Auguro ovviamente alla Lega e a Fratelli d’Italia non solo una buona fortuna elettorale ma soprattutto la tenuta circa il ruolo di ferma vigilanza rispetto alle storture che partono da Bruxelles e da Francoforte, sede di una equivoca e fasulla Banca Centrale. Resta tutta da scrivere l’unica Europa possibile: quella di Stati sovrani che convergono in forma confederale affinché vi sia un serio progetto minimo di vera condivisione e non un progetto la cui golden share sia nelle mani della Germania. A tal proposito voglio solo ricordare la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca che ha finalmente scoperto il trucchetto contabile con cui il governo di Berlino non intaccava il proprio debito pubblico mettendo una valanga di soldi in fondi speciali. Dopo le recenti crisi post Covid e post invasione dell’Ucraina anche i nodi tedeschi sono venuti al pettine.

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