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Meloni-Schlein, che passione i duelli politici in tv

Gianluigi Paragone
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È bastata una mezza sfida lanciata da Giorgia Meloni a Elly Schlein per un confronto televisivo nel bel mezzo delle Europee, che conduttori, commentatori, retroscenisti da tre giorni non parlano d’altro. Come una passione che si riaccende. Chi ospiterà il duello tra Rai, Mediaset, la7 e Sky? E quale giornalista farà da moderatore: Vespa, Mentana, la Berlinguer o la Merlino che furbescamente ha tirato in ballo la questione di genere per farsi largo tra gli arbitri? E con quali regole: all’americana o all’italiana? «Io l’ho lasciata parlare e non voglio essere interrotta...». «È il dibattito». «Vi prego, lasciate parlare altrimenti a casa non capiscono». Sempre ammesso - va detto anche questo - che tocchi alla tv tradizionale a prestarsi come teatro del duello, dal momento che, per motivi legati alle solite regole della par condicio in tv, l’ultima sfida tra Meloni ed Enrico Letta andò in onda su uno schermo particolare, il sito del Corriere in quanto fuori da quelle regole.

 

 

I duelli televisivi, i confronti: oggi sembra una cosa normale ma... «Con Berlusconi partii in salita per colpa di D’Alema», racconta Occhetto, il competitor di Silvio Berlusconi nel primo faccia a faccia televisivo, anzi il «Braccio di Ferro» moderato da Enrico Mentana, allora alla guida del Tg5. Fra il ‘94 e bastò un abito marrone sbagliato per mandare fuori giri la «gioiosa macchina da guerra». «Non era marrone. Aveva tanti colorini dentro, nessuno li ha notati», è costretto a difendersi ancora oggi Compagno Akel da quel vestito sbagliato. «Si è parlato parecchio di quel vestito che io ho comprato per caso, di corsa. Rivendico: non sono mai stato un burocrate di partito». Appena dici duello in tv tra i leader rispuntano ricordi e analisi, come una impalcatura di un tempo che cambia ma poggia sempre sugli stessi ponteggi. E allora altro che tv in crisi, di troppi talk inutili o di trasmissioni pollaio: la verità è che la politica appassiona e i programmi che la raccontano avranno sempre una loro audience e una loro centralità. Un po’ come il calcio.

 

 

Certo, non avrà sempre la stessa tensione (per fortuna) pertanto l’ordinario può sembrare monotono e poco attrattivo, ma quando le sfide politiche iniziano a vibrare si accendono tutti i motori. Tutti vorrebbero essere i protagonisti - ed è normale che Conte s’agiti a bordo ring voglioso di far parte del duello - e tutti sanno che è vietato sbagliare. I dettagli in tv possono diventare il punto forte o, al contrario, il punto debolissimo: a Occhetto, quel vestito marrone, lo fanno pesare come il peccato mortale. Poi in pochi ricordano che Berlusconi, in quello stesso confronto, piazzò il gran colpo del «milione di posti di lavoro». Una frase densa di speranza, di fiducia. Detta con la stessa furbizia di chi sui sogni aveva costruito un impero mediatico. (Pertanto, caro Occhetto, anche se avesse indossato un abito blu, il risultato del voto non sarebbe cambiato). 

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