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Berlusconi, il meglio che i soliti gufi offrono è uno spettacolo noioso sul centrodestra

Santi Bailor
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C’è una danza piuttosto noiosa che è cominciata all’indomani della scomparsa di Silvio Berlusconi, ed è quella dei soliti gufi (nel senso politico del termine) che hanno cominciato un balletto di previsioni fosche sul futuro di Forza Italia e pure del centrodestra, sciorinando ipotesi sulla crisi ineluttabile cui il partito fondato dal Cavaliere sarà destinato e, di conseguenza, pure l’attuale maggioranza di governo. Oltre a far gli scongiuri - non per partigianeria ma perché gli italiani questa maggioranza l’hanno scelta con il loro voto in libere elezioni - è il caso di mettere in fila alcune considerazioni politiche ancorate alla realtà.

 

 

Partendo da una premessa che poi è anche il primo punto di sostanza. Non abbiamo sfere di cristallo per prevedere come evolverà la leadership in Forza Italia dopo la scomparsa di Berlusconi ma di una cosa siamo certi: il centrodestra è un’alleanza fondata su un programma politico chiaro e con un’idea e una visione altrettanto chiara dell’Italia. Nato da una intuizione di Silvio Berlusconi, nel 1994, il centrodestra, seppure nella specificità dei partiti che lo compongono, oggi è una realtà politica consolidata, in cui si riconoscono milioni e milioni e milioni di italiani. Salito al governo da otto mesi, dopo una vittoria schiacciante, ha davanti a sé più di quattro anni per realizzare le sue riforme. Che sono tante e ambiziose.

 

 

Dare più stabilità all’Esecutivo, con una riforma presidenzialista (o con il premierato). Varare l’autonomia differenziata. Confezionare una riforma fiscale che riduca le tasse agli italiani che le pagano. Stimolare la crescita e l’economia (già alcuni risultati si stanno vedendo). Valorizzare ancor di più il ruolo europeo e internazionale dell’Italia, protagonista geopolitica nel Mediterraneo, in Europa e nell’alleanza occidentale, in tempi difficili segnati dalla guerra russa in Ucraina. Insomma, c’è da governare.

 

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