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Sindacati loffi tra Schlein e i nuovi padroni. Paragone: “Non si segnalano tracce di vita”

Gianluigi Paragone
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Un altro giro di piazza, giusto perché quando non si hanno governi amici con cui procedere per amorevoli intenti non guasta. Dopo il concertone delle ipocrisie con le multinazionali e le banche a far da sponsor, la Triplice si è ritrovata nella solita piazza di Bologna per menar il can per l’aia. Un giro di piazza. Onestamente, sono anni che da quel fronte non si segnalano tracce di vita, è un trascinarsi agonizzante tra sindacato e partito: Cofferati, Epifani, Camusso (non faccio battute su Panzeri...). I sindacati sono ormai una casta funzionale alla sopravvivenza di se stessa. Il sindacato è la tappezzeria dei Palazzi armocromatizzati, cioè quelli dove sinistra, centrosinistra ed esponenti della finanza governano in armonia di colore. I sindacati stanno nei posti nevralgici, irrobustiscono il loro potere con una grammatica relazionale che sa tanto di gioco delle parti; con i Caf e i patronati controllano pensionati, stranieri e coloro che non possono permettersi un commercialista. Insomma sono un pezzo del Potere italiano. L’intervento del governo Meloni sul lavoro non sarà la rivoluzione copernicana ma è quell’intervento minimo che ti aspetti per tamponare una situazione difficile: perché opporsi se non per logiche da teatrino?

 

 

A un sindacato accucciato ai piedi di Draghi cioè di una figura che culturalmente ha spaccato la società consentendo l’allargamento della forbice tra le classi sociali e soprattutto l’arricchimento sproporzionato dei cosiddetti manager - non capisco cosa non possa andare della misura appena adottata dalla Meloni. Il precariato? Il precariato è stato costruito a sinistra, da Treu a Renzi! Poi c’è un alleggerimento fiscale importante, in linea progressiva con gli esecutivi passati; c’è una risposta alla disperata domanda degli imprenditori su un mercato del lavoro sclerotizzato. Il centrosinistra e il Partito democratico (prima l’Ulivo) hanno speso il loro ventennio a disposizione di un mercato che via via toglieva dignità alle persone. Non siamo più all’alba della rivoluzione digitale ma siamo già andati ben oltre e chi oggi riflette su come fermarli sta facendo il loro gioco. Il metaStato si ferma con il potere dello Stato, che pone un limite ai nuovi invasori. Chi non lo fa sta consegnando le persone alla vecchia condizione di schiavitù. Di moderno non c’è nulla, è invece il ritorno a una forma evoluta di feudalesimo.

 

 

Il Pd della Schlein è un Pd sempre più schierato su valori opposti a quelli di difesa dell’identità. Gli anni Ottanta furono anni di grande crescita, sia della ricchezza privata che della spesa pubblica, ma quella spesa pubblica coincideva con la nostra ricchezza. Oggi il debito pubblico sale, ma la ricchezza media degli italiani scende. Chi si sta arricchendo spudoratamente? I nuovi Padroni. Non sarà la Triplice a tutelare i lavoratori e non il Pd, dunque; ma un fronte dei Conservatori che non abbia paura di tornare a scommettere sulle imprese e sul lavoro; dove il tempo indeterminato sia una opzione ancora possibile e dove il sistema bancario non sia garantito nelle sue malefatte. A cominciare dalle creste che fanno sui mutui.

 

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