Al Terzo Polo servirebbe un nuovo leader. Così Meloni si prenderà tutto
L’esplosione del Terzo Polo porta con sé una riflessione naturale: esiste ancora uno spazio al centro? O è mai esistito? Il dato dell’8% raccolto in una campagna elettorale breve da Azione e Italia Viva dimostra che quello spazio esiste ma che, più che i nomi, conta la cultura e la capacità politica di chi quello spazio lo rappresenta. Altrimenti, finisci per prendere meno voti della lista dei no-vax, come è accaduto in Friuli-Venezia Giulia. Di certo, se sei di centro e miri ad attrarre l’elettorato di Forza Italia non puoi insultarne il suo leader mentre combatte in un letto d’ospedale, come ha fatto Carlo Calenda. Non puoi flirtare con il Pd paventando alleanze con Elly Schlein. Non puoi nominare come responsabile sanità del tuo partito quel Walter Ricciardi fanatico dei lockdown. Infine non puoi, come ieri, twittare compulsivamente vantandoti di non aver mai ricevuto avvisi di garanzia e stigmatizzare i guadagni altrui perché, più che un leader moderato, ricordi un grillino della prima ora o un vecchio comunista anti berlusconiano.
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Al contrario, devi raccogliere e fare sintesi della cultura liberale, popolare e riformista che è sempre stata determinante in ogni vittoria e in ogni sconfitta. Fin qui, sono elencate le ragioni della mancata crescita elettorale del Terzo Polo: un’incapacità di posizionarsi con le idee in quel centro, equidistante da destra e sinistra, che si mira a rappresentare. La sua esplosione però, nulla ha a che fare con motivi politici: essa è da ricercare unicamente nell’incapacità del fu leader del Terzo Polo di mediare e soprattutto tenere distanti le antipatie personali, le insicurezze, le umane debolezze al momento della trattativa, finanche la paura di perdere il congresso che si sarebbe dovuto tenere a giugno.
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L’esplosione di rabbia e gli insulti personali affidati da Carlo Calenda al suo profilo Twitter lo dimostrano chiaramente. Il problema ora però è che l’ennesima deflagrazione al centro porta con sé una disaffezione e la convinzione che non ci sia spazio fuori dai due poli. Ricostruire questa fiducia e convinzione negli elettori non sarà affatto facile, né per Matteo Renzi, né per Calenda, né per chiunque altro ci provi. C’è bisogno di una figura nuova che, in fretta, tenga insieme tutto questo mondo, che allarghi e non ponga veti, che sia moderata nei toni e radicale nelle idee. O quello spazio sarà preda, presto o tardi, di Giorgia Meloni che, al contrario della narrativa, ha dimostrato di saper parlare al mondo moderato certamente più di quel Pd ormai radicalizzato.