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Maternità surrogata, l'utero in affitto è un'autentica aberrazione

Riccardo Mazzoni
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Oriana Fallaci, simbolo del femminismo internazionale per le sue scelte di vita e per le sue battaglie, nell’Intervista a sé stessa scrisse: «Con quale diritto dunque, una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d’adottare un bambino?... E nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia si serve d’un ventre di donna per procurarsi un bambino e magari comprarselo come si compra un’automobile? Con quale diritto, insomma, ruba a una donna la pena e il miracolo della maternità? Il diritto che il signor Zapatero ha inventato per pagare il suo debito verso gli omosessuali che hanno votato per lui?!? Io quando parlano di adozione-gay mi sento derubata nel mio ventre di donna. Anche se non ho bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio». Elly Schlein è una transfemminista che lotta per il dirittismo ideologico, la libera identità di genere, il sex work e l’utero in affitto, e la sua presenza alla manifestazione di ieri a Milano è quindi in linea col suo programma politico. Chissà, a questo proposito, cosa pensano le donne del Pd milanese che nel maggio scorso insorsero contro il Salone della fecondazione assistita voluto dal sindaco Sala - e poi rinviato di un anno - dissentendo apertamente da chi nel partito era favorevole alla «gravidanza per altri» e definendola «un commercio inammissibile» perché «non esiste un diritto alla genitorialità».

 

 

La protesta di ieri aveva un duplice bersaglio: il centrodestra che in Senato ha bocciato la proposta di regolamento Ue per il riconoscimento dei figli delle coppie gay e la decisione del prefetto di Milano che su indicazione del Viminale ha bloccato il riconoscimento all’anagrafe dei bambini nati all’estero con tecniche di procreazione assistita e registrati come «figli di due persone dello stesso sesso». Apriti cielo: il mondo «progressista», il cui orizzonte coincide ormai con la dittatura dei diritti individuali, è subito insorto contro l’oscurantismo della destra retriva che prevarica le minoranze. Eppure il ministro dell’Interno si è limitato a far rispettare la sentenza 38162 con cui la Cassazione aveva respinto a dicembre la richiesta di trascrizione dell’atto di nascita di un bambino nato da una madre surrogata per iniziativa di due uomini. Non solo: prima del ministro dell’Interno erano state le femministe radicali, qualche mese fa, a porre la questione al prefetto e a presentare un esposto in procura chiedendo il rispetto della legge 40 e di quanto sancito dalla Corte suprema. Una posizione molto netta: «Noi rifiutiamo di considerare la maternità surrogata un atto di libertà o di amore. In Italia è vietata, ma committenti italiani possono trovare in altri Paesi una donna che "porti" un figlio per loro. Non possiamo accettare, solo perché la tecnica lo rende possibile, e in nome di presunti diritti individuali, che le donne tornino a essere oggetti a disposizione: non più del patriarca ma del mercato. Vogliamo che la maternità surrogata sia messa al bando».

 

 

Ma la piazza arcobaleno si fa forte di un argomento sensibile: quello dell’«interesse superiore» delle bambine e dei bambini, protagonisti e vittime di questa disputa ideologica, che senza registrazione all’anagrafe verrebbero discriminati, ma è un’accusa a tutti gli effetti ingiustificata, perché avranno comunque gli stessi diritti di tutti gli altri – dalla scuola all’assistenza pediatrica - come accade già per chi viene registrato come figlio di un solo genitore (il caso più frequente è quello delle madri single). Dunque, sgombrato il campo dalla propaganda, resta il problema della deriva minoritaria su cui è scivolato il Pd, già peraltro imboccata nella scorsa legislatura con la legge Zan contro l’omofobia, un manifesto illiberale dell’ideologia del genere che introduceva di fatto un reato di opinione non limitandosi a tutelare il sacrosanto diritto degli omosessuali a non essere discriminati. Con la segreteria Schlein, è già in atto lo sconfinamento dal diritto al desiderio eletto a diritto. Io votai in Parlamento la legge sulle unioni civili e non lo rinnego, ma considero un’autentica aberrazione l’utero in affitto, una questione che ritengo non negoziabile, perché nessun essere umano può essere trattato come mezzo, ma sempre come fine, e di conseguenza, il corpo di nessuna donna può essere ridotto a incubatrice per conto di terzi.

 

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