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Sulle accise si gioca una battaglia politica. I trucchetti dell'opposizione sulla benzina

Alessandro Usai
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Ci mancava la polemica sulle accise. Un po' come un noto spot sul Natale: quando arriva, arriva. Ma statene sicuri, alla fine arriva. Così, puntualmente ecco la ridicola bagarre sul costo della benzina quando, invece, aleggia lo spettro della recessione globale nei prossimi mesi. La Banca Mondiale nell'ultima analisi mostra un forte rallentamento: l'economia del pianeta non crescerà del 3% come previsto ma di appena lo 0,7%.

 

Pesano la guerra e il rialzo dei tassi di interesse di Europa e Usa. E una ripartenza a singhiozzo della Cina. Il 2023 sarà il terzo peggior anno dopo il calo del 2009, a causa della bolla immobiliare innescata da Lehman Brothers, e del 2020, a causa del Covid. Siamo in un contesto economico drammatico ma in Italia troviamo il tempo di azzuffarci su 18 centesimi di bonus non rinnovati sui carburanti. Servivano 3 miliardi per prolungarlo altri 3 mesi, il governo ha deciso lo stop, dirottando le risorse altrove. E probabilmente ha fatto bene perchè la politica dei bonus non serve alla crescita che ha invece bisogno di interventi strutturali. Soprattutto in questa fase. Non di aiutini che bruciano solo cassa. La manovra da 35 miliardi è stata archiviata: come detto e scritto fino allo sfinimento, 21 miliardi sono stati destinati al caro bollette e il resto ad altre misure a sostegno di imprese e famiglie, con qualche assaggio politico sulla visione che questo governo vuole realizzare durante i 5 anni di legislatura. Tutto e subito è impossibile.

 

Certo, c'è un nodo politico: Meloni e Salvini per mesi, anche attraverso alcuni video, avevano garantito, una volta al governo, il taglio delle accise quindi l'opposizione ha gioco facile nel puntare il dito verso una promessa non mantenuta. Ma è una visione ingenerosa perchè certe affermazioni vanno contestualizzate. Il premier Meloni interviene, dati alla mano, con un nuovo video per spiegare come il costo medio della benzina non sia oggi più alto di quello registrato durante i governi Monti, Renzi e Draghi. Non c'è una emergenza benzina, insomma. E che il suo video, dove annunciava il taglio delle accise, era del 2019, vale a dire prima della guerra in Ucraina che ha cambiato il mondo anche in chiave energetica. La vera sfida sarà da qui in avanti per preparare interventi strutturali che abbiano una tenuta nei conti. Vale per le pensioni minime a mille euro, vale per la flat tax, cosi come vale per il taglio definitivo sulle accise che pesa strutturalmente circa 10/12 miliardi l'anno. Parafrasando una famosa canzone, «se potessi avere un miliardo al mese chissà quante cose potrei fare». Ma quel miliardo al mese che sarebbe servito per rinnovare il bonus voluto dall'ex premier Draghi è stato dirottato su altro.

 

Le critiche dell'opposizione fanno parte del gioco, ma forse è poco serio gettare benzina sul fuoco per incassare un po' di consenso anche in vista delle elezioni regionali di febbraio. Per fortuna, come scriveva Ennio Flaiano, «la situazione politica in Italia è grave, ma non è seria». Ma questo, forse, è un altro discorso.

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