Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

La manovra di Giorgia Meloni e la lezione del karate

Pietro Bracco - fiscalista e adjunct professor Luiss Business School
  • a
  • a
  • a

Ho insistito affinché le mie figlie praticassero il karate. All'inizio, a 5 anni, obbligate; ora ci tengono e si allenano 4 giorni a settimana. La filosofia della Magenta, la loro palestra, non è quella del Cobra Kai ma nemmeno quella del Miyagi-Do. I maestri sono molto bravi e insegnano sportività e spirito di gruppo; il risultato di certo è importante ma non si deve vivere per quello. Nel 2022 sono iniziate le prime gare di kumite, che vuole dire combattimento. Carla, 10 anni, la più piccola, è alla terza gara. Inizia il primo combattimento; entra sul tatami decisa e vince contro l'atleta di una palestra molto nota. Al combattimento successivo invece perde. Dopo vediamo combattere la prima atleta che ha perso contro Carla; poi quella che l'ha battuta e altre 2 ancora. Non capiamo perché Carla non tiri più. Vediamo che Maria, la figlia maggiore che non gareggia perché troppo grande, consola Carla. Mia moglie vuole chiamare Maria per sapere cosa succede. Io mi nascondo dietro un «lasciamo fare a Nino», l'allenatore, ma anche io fremo dalla voglia di capire. Maria si avvicina agli spalti e ci parla di una possibile ingiustizia; hanno ripescato la prima atleta ed escluso Carla. Cerco di mantenere l'aplomb. D'altronde il karate è un'arte marziale. Mia moglie esce dagli spalti. Io resto un po', poco, poi vado a cercarla. Vedo che parla serena fuori dal palazzetto con Nino. Lui sfuma veloce sul regolamento, forse applicato alla carlona; ma non rileva. Quello che importa è che Carla abbia tirato bene. È molto contento. Ci sarà tutto il tempo per farla allenare e gareggiare.

 

 

Il risultato passa in secondo piano. Ci soffermiamo sui colpi, sulla pulizia del combattimento e sulla concentrazione di Carla. C'è materiale su cui lavorare con calma. Dimentichiamo i cavilli arbitrali e ci concentriamo sul futuro. Il lavoro del Governo e in Parlamento sulla Legge di bilancio, pubblicata il 29 dicembre, mi ricorda l'esperienza di Carla sul tatami. Un Governo giovane, in quanto da poco insediato, che si è messo subito al lavoro per combattere l'avversario che fa più paura: il caro bollette e la perdita di capacità di acquisto dei cittadini. Ha dato il massimo su questo. Si sono confermate le disposizioni sull'energia del Governo Draghi, rinforzandole in alcuni punti, e si è spinto oltre con la flat tax per le partite Iva e il cuneo fiscale per i dipendenti. Molti hanno gridato all'ingiustizia per le varie forme di definizione agevolata; forme che, tra l'altro, non fanno altro che riprendere quello già fatto negli anni passati da vari Governi, ovverosia la rottamazione, e dare un po' più di sistematicità con disposizioni messe in atto da Governi ancora più vecchi, ovverosia chiusura agevolata anche di accertamenti e contenziosi.

 

 

Bisogna però concentrarsi sul materiale su cui lavorare. Tutto è stato fatto in gran fretta e, se mi posso esprimere, con buoni risultati. Occorre ora concentrarsi sull'allenamento e sfruttare un Governo politico di lungo respiro per arrivare a vincere i campionati delle riforme; creare uno Stato nuovo che instauri un rapporto equo con i cittadini e di crescita con le imprese. Hajime!

Dai blog