Papa Francesco difende il sindacato e lo rafforza: “Troppi morti sul lavoro”
«Ci sono ancora troppi morti, mutilati e feriti nei luoghi di lavoro! Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per l'intera società. Più che contarli al termine di ogni anno, dovremmo ricordare i loro nomi, perché sono persone e non numeri» - lo ha detto il Papa nella udienza data alla Cgil guidata dal segretario generale Maurizio Landini. «L'idolatria del denaro tende a calpestare tutto e tutti e non custodisce le differenze. Si tratta di formarsi ad avere a cuore la vita dei dipendenti e di educarsi a prendere sul serio le normative di sicurezza: solo una saggia alleanza può prevenire gli "incidenti", tragedie per le famiglie e le comunità»- ha continuato il Santo Padre, riprendendo l'insegnamento di San Giovanni Paolo II: «Sarebbe infatti decisamente insufficiente limitarsi al perseguimento del massimo profitto; occorre invece far sempre riferimento ai valori superiori del vivere umano, se si vuole essere di aiuto alla crescita vera ed al pieno sviluppo della comunità». Del resto anche il Catechismo della Chiesa cattolica ha sempre lanciato un appello alle parti sociali: «La vita economica chiama in causa interessi diversi, spesso tra loro opposti»... «Si farà di tutto - punto 2430 - per comporre tali conflitti attraverso negoziati che rispettino i diritti e i doveri di ogni parte sociale... i responsabili di imprese, i rappresentanti dei lavoratori». E rivolgendosi agli imprenditori il Catechismo evidenzia come questi «abbiano davanti alla società la responsabilità economica ed ecologica delle loro operazioni. Hanno il dovere di considerare il bene delle persone e non soltanto l'aumento dei profitti...».
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Infine il Papa attualmente regnante ha sottolineato l'importanza del sindacato: «Non c'è sindacato senza lavoratori e non ci sono lavoratori liberi senza sindacato», riprendendo anche qui la rivendicazione profetica di Papa Leone XIII per la libertà di associazione: «Poiché il diritto di unirsi in società l'uomo l'ha da natura; e i diritti naturali lo Stato deve tutelarli, non distruggerli. Vietando tali associazioni, egli contraddirebbe se stesso, perché l'origine del consorzio civile, come degli altri consorzi, sta appunto nella naturale socialità dell'uomo». Anche Papa Francesco è convinto che solo una forte presenza dell'associazionismo dei lavoratori può garantire i diritti sociali: limitazione delle ore di lavoro, il diritto al giusto salario e quello al riposo festivo e le ferie anche per adempiere ai doveri religiosi e si schiera dalla parte dei più deboli, sollecitando lo Stato a fare altrettanto come già aveva fatto il suo predecessore, autore della enciclica «Rerum Novarum»: «È stretto dovere dello Stato prendersi la dovuta cura del benessere degli operai: non facendolo, si offende la giustizia che vuole si renda a ciascuno il suo»... «Perciò tra i molti e gravi doveri dei governanti solleciti del bene pubblico, primeggia quello di provvedere ugualmente ad ogni ordine di cittadini, osservando con inviolabile imparzialità la giustizia cosiddetta distributiva»... - aveva scritto nella sua enciclica Leone XIII - «È quindi giusto che il governo s' interessi dell'operaio, facendo sì che egli partecipi in qualche misura di quella ricchezza che esso medesimo produce, cosicché abbia vitto, vestito, e un genere di vita meno disagiato. Si favorisca dunque al massimo ciò che può in qualche modo migliorare la condizione di lui».
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Ma Papa Francesco ha allargato il suo sguardo al mondo intero ed all'attualità sottolineando che «Viviamo in un'epoca che, malgrado i progressi tecnologici - e a volte proprio a causa di quel sistema perverso che si definisce tecnocrazia - ha in parte deluso le aspettative di giustizia in ambito lavorativo. E questo chiede anzitutto di ripartire dal valore del lavoro, come luogo di incontro tra la vocazione personale e la dimensione sociale».
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