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Carlo Nordio nel tritacarne, lo accusano perfino di essere piduista

Riccardo Mazzoni
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Il partito dei trojan non è andato in vacanza: anzi, ha iniziato un'allarmante escalation, fra dotte interviste e comunicati apocalittici, per mettere spalle al muro il Guardasigilli, reo di voler riformare il sistema delle intercettazioni. Ecco quindi Gratteri sentenziare che «la ricetta Nordio lascerà impunite mafie e mazzette», Bruti Liberati sostenere che «il bavaglio ai pm genera mostri» e il pm Pinto accusare il ministro di rispolverare «il vecchio repertorio della P2». Senza omettere, ovviamente, le intemerate dell'Associazione magistrati, che lungi dal fare uno straccio di autocritica ha sempre alzato le barricate dell'indignazione perpetua. Nulla di nuovo sotto il sole, intendiamoci, perché sono almeno venti anni che la politica prova timidamente a porre questa elementare questione di civiltà e ogni volta al ministro di turno viene imputato di voler favorire mafiosi e corrotti, di sabotare il principio intoccabile dell'obbligatorietà dell'azione penale, di attentare all'indipendenza della magistratura, oltre che alla libertà di stampa. Eppure, tutti hanno sempre ipocritamente convenuto che le intercettazioni inutilizzabili perché penalmente irrilevanti non dovrebbero mai essere rese pubbliche, ma nonostante questo il ventilatore del fango non si è mai fermato, arrivando al paradosso di una legge parzialmente restrittiva come quella firmata da Orlando che poi, con le correzioni giustizialiste di Bonafede, ha autorizzato l'utilizzo indiscriminato dei trojan e delle intercettazioni a strascico.

 

 

Quello sulla fuga di notizie dagli uffici giudiziari è un dibattito che va avanti dai tempi di Tangentopoli, quando il meccanismo del circuito mediatico-giudiziario era talmente oliato che gli indagati scoprivano sistematicamente dai giornali di essere sotto inchiesta, prima ancora che gli venisse recapitato l'avviso di garanzia. È una triste realtà, insomma, che in Italia le intercettazioni - per l'uso che ne viene fatto - siano diventate uno strumento barbaro oltre che «politico». In troppi casi infatti sono stati fatti artatamente filtrare solo i brogliacci che colpivano il centrodestra, mentre altri soggetti e parti in causa hanno avuto il grande vantaggio di non essere stati intercettati, o le cui intercettazioni non sono state giudicate rilevanti e tenute rigorosamente nascoste. Quindi, in troppe vicende giudiziarie citate per dimostrare l'intangibilità delle intercettazioni c'è chi ha subito gravissimi danni, anche nella sua sfera privata, e chi invece ha goduto delle sacrosante garanzie del segreto istruttorio trasformate surrettiziamente in palesi vantaggi nello scontro politico. Questa è solo una delle ragioni di fondo per cui il mercato nero delle veline dai Palazzi di giustizia va colpito e le intercettazioni vanno rigorosamente regolamentate. Vorrà pure significare qualcosa il fatto che Gherardo Colombo, ex pm del pool di Mani pulite e prima ancora giudice istruttore del caso P2, abbia lanciato uno scomodo messaggio agli ex colleghi magistrati: «In tanti casi - disse - le intercettazioni per combattere la corruzione sono assolutamente necessarie, ma non in tutti. Ci sono casi in cui, in alternativa, si può ricorrere ad altri strumenti investigativi: per esempio le indagini patrimoniali e bancarie. Ma questi metodi sono più dispendiosi e faticosi. Insomma, bisogna lavorare di più...».

 

 

Monito rimasto inascoltato, e ora tocca a Nordio finire nel tritacarne, nonostante la sua limpida e onorata carriera di magistrato, e la sua risolutezza nell'affrontare i mali della giustizia gli sta costando un linciaggio preventivo culminato perfino - e qui si è superato il livello di guardia - nell'incredibile accusa di piduismo. Un argomento, questo, a cui finora il fronte giacobino aveva fatto ricorso quando in Parlamento veniva riproposto il tema della separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente. Ma lo spauracchio della P2 è sempre stato, in tutta evidenza, soltanto il pretesto per non affrontare una questione che è cruciale per il funzionamento della giustizia, per i rapporti fra poteri dello Stato e per la stessa qualità della nostra democrazia, e riproporlo ora nei confronti di Nordio per la riforma delle intercettazioni è l'avvisaglia sinistra di quanto sarà difficile portare avanti questa battaglia di civiltà. Il centrodestra ha dunque il dovere di non lasciare solo il ministro davanti all'armata giustizialista pronta ancora una volta a tutto per non toccare nulla.

 

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