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Dopo il Qatar vogliamo la verità anche su Pfizer

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Gianluigi Paragone
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Giro di corruzione legato al Qatar. Bufera nell'Europarlamento. Sinistra sotto shock: arrestati l'ex parlamentare Panzeri, la vicepresidente in carica Eva Kaili e altre persone legate al gruppo socialista. I giornali di ieri e di oggi danno grande risalto all'indagine promossa dalla procura federale belga finalizzata a far luce sul sospetto che «uno Stato del Golfo abbia cercato di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo». I nomi coinvolti sono pesanti, non solo per la posizione all'interno del parlamento ma anche per la rete innervata all'interno del gruppo socialista. E ovviamente per i tanti soldi che giravano: migliaia di euro accatastati in sacchi e conservati in casa sono bastati per fare scattare fermi e arresti con le accuse di corruzione e di riciclaggio.

Di quale paese arabo si tratti è presto detto: il Qatar, cioè laddove si sta chiudendo uno dei più discussi mondiali di calcio proprio per la scia di polemiche che ne ha caratterizzato ogni passaggio, dall'assegnazione ai diritti violati. Mazzette e regali dalla monarchia del Qatar per ribaltare la narrazione dominante; soldi per parlare bene dei passi avanti compiuti in tema di diritti umani e dei diritti dei lavoratori. E allora chi meglio dei compagni socialisti, chi meglio di ex sindacalisti, chi meglio della rete di ong dai nomi meravigliosi per contrastare una realtà fatta di centinaia di operai morti sui cantieri del circo mondiale o lavoratori sfruttati, mal pagati e maltrattati. E infatti le dichiarazioni di questi signori, tra le quali spiccava la bella vicepresidente del parlamento Ue, la greca Eva Kaili, non sono mancate. Né sono mancati i voti espressi dai membri Socialisti in Parlamento sulle questioni riguardanti il Qatar.

Grazie alle indagini sappiamo il ruolo centrale svolto dall'ex sindacalista Panzeri, ex pci-Ds-Pd e ora Articolo Uno, e della rete di ong dai nomi belli e finalità nobili come la Fight Impunity, che promuove «la lotta all'impunità per gravi violazioni dei diritti umani» e la giustizia internazionale, nel cui board onorario siedono personaggi di primo piano come l'ex commissario europeo per le Migrazioni, Dimitris Avramopoulos, l'ex Alto rappresentante per la Politica Estera dell'Ue, Federica Mogherini, e ancora Emma Bonino. Che ora prendono le distanze. Ma anche la figura della vicepresidente dell'Europarlamento Kaili è uno dei bersagli pesanti dell'inchiesta; era stata proprio lei infatti a sbilanciarsi in dichiarazioni avventate come quella di definire il Qatar «pioniere nei diritti dei lavoratori». «Si sono impegnati e si sono aperti al mondo, tuttavia alcuni qui ci chiedono di discriminarli. Li maltrattano, accusano di corruzione chiunque parli con loro o sia coinvolto con loro. Tuttavia comprano ancora il loro gas naturale. Ancora una volta, lì hanno aziende che guadagnano miliardi».

Una notevole referenza. Siamo sicuri che nelle prossime ore non mancheranno altri particolari dettagli sulla presunta corruzione e su altre regalie: già si parla di vacanze dorate, di cadeau e altro. È bastata una inchiesta seria a scoperchiare le trame delle varie lobby. Una strana vocina però mi impone di essere doppiamente cinico. Innanzitutto, sul mondo delle ong tanto care alla sinistra e al suo salotto di giornalisti, intellettuali e artisti vari: possibile che nessuno avesse mai visto nulla? Una domanda, un dubbio... Nulla.

Oggi la rete socialista che difende i diritti dei lavoratori e principi nobili salvo poi giubilarli di fronte alle avance degli sceicchi; ieri le cooperative dove la moglie di Aboubakar Soumahoro, la suocera e il di lei fratello gestivano migranti in modo... leggerino. Rinnovo la domanda: doveva scoppiare il bubbone per vedere certe cose? Seconda cattiveria. Quando avremo la possibilità di conoscere tutta la verità sul pressing lobbistico delle multinazionali in Europa? Per esempio sulla vicenda dei vaccini e della trattativa che ha consentito a Big Pharma di fare profitti enormi, quando sapremo il contenuto degli sms tra la famiglia Von der Leyen e i vertici di Pfizer? Nell'aprile dello scorso anno, infatti, un articolo pubblicato dal New York Times rivelò che la presidente della Commissione europea e l'amministratore delegato di Pfizer si erano scambiati messaggi di testo e telefonate sugli acquisti di vaccini contro il Covid19 peri Paesi dell'Ue. Messaggi dei qualinon si è saputo più nulla. C'è qualcuno che ha paura della verità sulla negoziazione tra Commissione europea e Big Pharma?

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