Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Giuseppe Conte parla di Stato di polizia ma dimentica i suoi Dpcm sul Covid

Riccardo Mazzoni
  • a
  • a
  • a

Che la sinistra sia sempre più lontana dal Paese reale lo dimostra la crisi di consensi in cui è caduta da tempo, una sindrome che dopo la vittoria elettorale del centrodestra sembra addirittura aggravarsi. La stretta contro i rave-party illegali è in questo senso un caso emblematico: questi raduni sono ormai vietati in tutta Europa, e non a caso l’Italia è stata per anni la calamita degli sbandati di tutto il continente. Ebbene, ora che il governo ha colmato un evidente vuoto normativo, le opposizioni sono letteralmente insorte in difesa della libertà di sballo di questi «ragazzi», attribuendo dolosamente al governo la volontà di intervenire anche in altri contesti in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti e a cui la norma in tutta evidenza non fa alcun riferimento. Tanto per essere chiari, non è prevista alcuna limitazione al diritto di manifestare o di organizzare feste pubbliche o private: basterà farlo senza creare disordini, chiedendo i dovuti permessi e senza mettere a rischio l’incolumità di chi vi partecipa, ma chi viola la legge è giusto che venga sanzionato. Certo, le opposizioni fanno il loro mestiere, e ogni provvedimento può essere rivisto e migliorato in sede parlamentare, ma contestare a prescindere provvedimenti che fanno argine a soprusi e illegalità rischia di essere solo un esercizio autolesionistico. Peggio per loro. In questa fiera dell’indignazione, però, ancora una volta si staglia la figura di Conte, attualmente leader dell’estrema sinistra dopo aver guidato un governo di destra con la Lega, che è ricorso ai toni più accesi, accusando il governo Meloni di essere intervenuto «in modo raccapricciante» dimostrando «la sua totale intolleranza per i nostri giovani che si riuniscono in campagna o in un edificio... con un’esibizione muscolare» figlia «di una ideologia iniquamente e soverchiamente repressiva. Questa è una norma da Stato di polizia».

 

 

 

Ecco: Conte che parla di Stato di polizia dopo aver fatto inseguire i runner dagli elicotteri ai tempi del lockdown è semplicemente paradossale. Basti pensare al ricorso smodato ai Dpcm, atti amministrativi che non potrebbero incidere sulle libertà espressamente garantite dalla Costituzione, e che invece limitarono ripetutamente la libertà di circolazione e di riunione, quella religiosa, il diritto-dovere all’istruzione, la libertà di iniziativa economica fino alla libertà personale, che può essere attenuata solo da un giudice, e per un tempo rigorosamente determinato. Insomma, un’esondazione dei poteri del premier senza precedenti, che fece storcere il naso a molti costituzionalisti, preoccupati per il mancato rispetto dei confini costituzionali attraverso l’uso sistematico di questi strumenti eccezionali che mise così a rischio la garanzia di base delle nostre libertà rappresentata dalla riserva di legge. Per inciso, Conte è stato anche il premier che inserì di nascosto la riforma dei servizi segreti in un decreto di proroga dello stato d’emergenza, e quando dovette desecretare i documenti del Comitato tecnico-scientifico, si scoprì che il lockdown su tutto il territorio nazionale non era stato deciso dagli scienziati, che avevano dato un’indicazione del tutto diversa, limitandosi a suggerire le zone rosse solo nelle regioni del Nord, ma esclusivamente dalla volontà politica di un governo dai marcati tratti illiberali. Quello stesso governo, peraltro, che nella riforma della giustizia introdusse i trojan, strumenti di intercettazione talmente invasivi da spiare anche i dettagli più intimi della nostra vita, utilizzati senza regole e senza limiti di luogo, tempo e quantità di dati, con l’aggravante della pesca dei reati a strascico. Questa era l’Italia di Conte, il premier che si spinse addirittura ad affermare che il suo governo si riproponeva «una rigenerazione interiore degli italiani sul piano culturale», forse non sapendo di scimmiottare così le teorie fondanti di tutti i movimenti autoritari. E proprio lui ora parla di Stato di polizia...
 

Dai blog