Se il Luigi Di Maio pop sprofonda nel trash
La comunicazione politica italiana è sempre più pop. E la campagna elettorale è il festival che ne celebra il meglio e, soprattutto, il peggio. Così ogni giorno, si moltiplicano gli sconfinamenti nella dimensione dello spettacolo e della personalizzazione in un crescendo narrativo che tiene assieme, ahimè con alterne fortune, la forma e il rigore del ruolo istituzionale con l’anarchia e lo sbracamento di ogni elementare pudore. Eppure, come ci rammenta Giampietro Mazzoleni che sull’argomento ha scritto ben due libri in compagnia di Monica Sfardini e di Roberta Bracciale, «non c’è niente da ridere o da guardare dall’alto in basso», fino a quando, mi permetto di aggiungere, la variante pop non sconfina nella sua sottospecie deteriore, quella del trash. A quel punto, per passare da una citazione editoriale a una cinematografica, più che ridere, non ci resta che piangere, a catinelle.
Quando poi il trash si erge a regola comunicativa e non riusciamo più a produrre una dose adeguata di acetilcolina, il neurotrasmettitore che provoca l’attivazione del sistema lacrimale, c’è sempre la soluzione efficace quanto istintiva di coprirsi gli occhi con entrambi le mani per non vedere. Una reazione che avranno avuto in tanti nel vedere gli ultimi video, immediatamente postati sui social senza imbarazzo alcun rispetto al ruolo e alla situazione internazionale, del tour elettorale del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che in questi giorni è a Napoli per promuovere la sua candidatura e a dare una chance al movimento politico di Impegno Civico di raggiungere la soglia del 3%.
Così di colpo, il Luigi del quale in diversi avevano decantato e apprezzato la profonda mutazione politica, l’approdo alla definitiva maturazione, in particolare da quanto si era trasferito alla Farnesina, torna a essere il Gigino della prim’ora. Il giovanotto con la vocazione da carpentiere persa per strada, per dirla con le parole di Vincenzo De Luca, che baciato dalla lotteria pentastellata si ritrova prima Vicepresidente della Camera e poi con il Governo Conte ministro e vicepresidente del Consiglio. Insomma, in pochi anni da semplice webmaster a uomo e politico di potere. E che potere.
Nel primo video, Gigino si traveste da assistente cuoco per aiutare lo chef e social pescivendolo Peppe Di Napoli, che solo su Facebook ha oltre 1 milione e duecentomila follower e altri 180 mila su Instagram, nella preparazione di un piatto di spaghetti agli scampi. I due ridono e si divertono, saltellano mentre controllano la padella sul fuoco e poi chiudere questo siparietto con il mantra che ha reso popolare sui social Di Napoli: «Come si mette il prezzemolo?», chiede furbescamente lo chef al Ministro, «a cascata» rispondono all’unisono a squarciagola i due. Dalla peschiera alla trattoria è un attimo, ed è qui, che parte il secondo video, a conferma che spesso il ridicolo è solo il salotto buono del trash. Sulle note di The time of my life, il ministro Di Maio, o come scrivono nel post di accompagnamento al video pubblicato dall’account Instagram Trattoria da Nennella, «il Patrick Swayze della politica italiana è passato a trovarci», si sottopone gaudente prima al rito dell’alzata e dell’aeroplano, issato dalle braccia dei camerieri e accompagnato dall’applauso e dalle urla degli altri avventori. E per finire, prima di andar via, c’è il secondo rito a cui sottoporsi, quello della mazzetta, ovvero della mancia da lasciare ai camerieri, con il titolare che mostra una banconota e grida: «ministro Di Maio, cinquanta euro per voi».