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Per usare i risparmi degli italiani occorre riconquistare la loro fiducia

Riccardo Pedrizzi
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Sembra un paradosso, anzi un'eresia scrivere che il risparmio, anche se è una montagna come quello che gli italiani hanno parcheggiato come liquidità presso le banche italiane, non basta, non serve se non viene investito, se non mette in moto quel circolo virtuoso, che, tramite il credito, arriva alle imprese ed a tutta l'economia reale del nostro Paese.

E così da un Salone del Risparmio all'altro, da una Giornata dell'Acri all'altra, da una Relazione del Governatore della Banca d'Italia all'altra, da un'Assemblea dell'Abi all'altra, fino all'ultimo Rapporto della Fabi, i cui dati sono stati ben illustrati su queste pagine da Gianluca Zapponini, registriamo un'inarrestabile crescita della liquidità giacente presso il sistema bancario italiano. Siamo arrivati a 1.840,7 miliardi di euro (dati Abi al 30/06/2022), che rappresentano gran parte della ricchezza finanziaria complessiva detenuta dagli italiani, che ammonta a 5.256 milioni secondo la recente ricerca Fabi.

Eppure i capitali, che sono rimasti immobilizzati, in due anni hanno già bruciato il 9,8% come potere di acquisto, oltre tasse e spese bancarie che continuano a lievitare. Questi risparmi, oltretutto, non sono troppo tranquilli e sicuri, perché almeno 400 miliardi di essi corrono il grave rischio di non essere rimborsati, in caso di liquidazione coatta e di risoluzione delle crisi con il cosiddetto bail-in. Dall'ultimo rapporto Fidt, il fondo interbancario di tutela dei depositi, emerge che i depositi ammontano a 1.154 miliardi, ma quelli realmente protetti, ovvero quelli sotto i 100mila euro per depositante, sono solo 716 miliardi.

Ora è vero che smobilizzare questi miliardi che giacciono improduttivi nei depositi delle famiglie e delle imprese italiane indubbiamente è impresa molto difficile, eppure questa massa di denaro che servirebbe come il pane, per far ripartire l'economia, non viene impiegata per consumi né per investimenti. Tutto questo patrimonio dovrebbe rappresentare il carburante per la ripartenza del Paese. In questa fase di mercato è difficile convincere però le famiglie italiane ad investire i miliardi che giacciono improduttivi sui conti correnti ed il cui potere di acquisto continua ad assottigliarsi sempre più, per spese, costi, imposte e recentemente per un'inflazione galoppante che ha superato l'8%.

Bisognerà perciò, innanzitutto, riconquistare la fiducia delle famiglie italiane diventate ancora più prudenti anche a causa delle frequenti fregature subite nei diversi casi di risparmio tradito. Inoltre, bisognerà anche aggiungere la garanzia di non perdere il capitale investito. In pratica va messo in moto quel circolo virtuoso che parte dalla concezione etica del risparmio, ricordando che in Italia la difesa del risparmio è sancita dalla nostra Costituzione. Il risparmio, frutto di una autolimitazione nei consumi, è una virtù ed un valore sociale e va valutato, quale «ricchezza della Nazione» e quale «ricchezza dell’Europa». Esso è in primo luogo una virtù, perché è una forma di responsabile previdenza, di cui la persona, o la famiglia, si fa carico facendo sacrifici ed evitando le sirene del consumismo e le spese voluttuarie; ed è un valore perché è sudato «lavoro del passato», che mutandosi in credito e capitale d’investimento e combinandosi di nuovo col lavoro del presente e del futuro, è il fattore imprescindibile dell’ulteriore sviluppo economico e del benessere della comunità.
 

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