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Chiara Ferragni e l'endorsement contro Fratelli d'Italia: così gli influencer condizionano le elezioni

Domenico Giordano
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Prima e, forse più pervicacemente dei presunti e possibili attacchi portati dagli hacker russi, questa campagna elettorale è già di fatto condizionata dalle incursioni e dagli endorsement a gamba tesa, per dirla con un efficace gergo calcistico, di social influencer e artisti vari che hanno manifestato in Rete e nelle interviste tutta la loro preoccupazione qualora dovesse trionfare nelle urne la leader di Fratelli d'Italia. Tant'è che dopo le incursioni di Loredana Bertè e di Giorgia, entrambe presenti su Instagram con una discreta dose di follower, 342 mila per la prima e ben 947 mila per la seconda, ieri è stata la volta di Chiara Ferragni, celebrity leader per antonomasia con i suoi 27.764.842 follower, a lanciare l'allarme della possibile regressione culturale e civile che l'Italia subirebbe in caso di vittoria della destra. Nelle sue stories di Instagram, infatti, la Ferragni ha condiviso un post lanciato da @thevisioncom nel quale veniva paventato il pericolo che in caso di vittoria della destra sarebbe diventato «praticamente impossibile abortire» in Italia, come già avviene nella regione Marche amministrata da Fratelli d'Italia. Nella condivisione, però, Ferragni aggiunge un testo per nulla neutrale che vale in termini di audience quanto dieci serate da Bruno Vespa e scrive «ora è il nostro tempo di agire far si che queste cose non accadano».

 

 

Perché, è opportuno rammentare, giusto per comprendere la capacità di penetrazione di un contenuto social veicolato da un celebrity leader e, come già accaduto in passato proprio con lei o con Fedez la capacità di condizionare l'agenda del dibattito pubblico su temi sociali ampi, che solo negli ultimi 28 giorni le reaction totali ottenute dal profilo Instagram di Ferragni sfiorano i 27 milioni. O, se vogliamo raggiungere vette più elevate, è sufficiente pensare che dall'inizio dell'anno le reaction sono state poco meno di 307 milioni, mentre i follower sono cresciuti di altri 2 milioni. Si tenga conto che se sommiamo invece le reazioni dei tre social leader politici più attivi, ovvero Gianluigi Paragone e Giorgia Meloni su Facebook e Matteo Salvini su Instagram, di reaction arriviamo a quota 75 milioni, quindi siamo a un quarto di quelle incassate dalla Ferragni.

 

 

È questo termine di paragone a farci comprendere la concreta possibilità, soprattutto se si manifesta nelle ultime giornate di campagne elettorale nei confronti dei «last minute voters» che solitamente possono spostare degli equilibri tra le liste e le coalizioni, quanto nella nostra società il presidio reputazionale delle piattaforme è strategico per le aziende, per la politica e per le istituzioni.

 

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