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Per salvare il M5S Beppe Grillo deve cacciare Giuseppe Conte dal comando

Andrea Sperelli
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Quanto tempo impiegherà Beppe Grillo a liberarsi di Giuseppe Conte? E quale scusa userà per licenziarlo? Sempre che intenda salvare quel che resta di un Movimento ormai ridotto in polvere di stelle proprio da quello che si era presentato come avvocato del popolo e si è rivelato incapace persino di difendere se stesso. Anzi, a ben vedere, si è proprio autodistrutto. Il mancato voto alla fiducia ieri in aula da parte dei suoi, in totale sfregio alle indicazioni da lui impartite, è il segnale chiaro che manco i grillini lo vogliono più. A meno che non esca dal Governo. Ma seppur lasciasse l’esecutivo non otterrebbe granché: si porterebbe via qualcosa che vale nulla in termini di tenuta per Mario Draghi. Ieri in aula alla prima chiama del voto di fiducia oltre un terzo dei deputati pentastellati non ha risposto all’appello nominale. E di questi quaranta se ne sono presentati appena dodici alla seconda votazione. Senza contare i 28 assenti su 104, di cui 13 in missione e gli altri 15 dispersi: assenti ingiustificati. In pratica ci sono almeno una trentina di onorevoli che di Conte non condividono scelte, posizione, metodi. Come dar loro torto?

 

 

L’ex presidente del Consiglio (pescato quasi per caso) non ne azzecca una da mesi. E da mesi ogni volta che alza la voce contro Draghi in piazza o nei tg poi scodinzola al cospetto dell’inquilino di Chigi. Sono ormai tre mesi che lancia strani ultimatum, abbaia alla luna. Essere dei Cinque stelle oggi è quasi da ridere. E chi tra loro viene appellato come Contiano minaccia querela. Il punto dunque è sapere Grillo cosa intende fare. Lasciar morire un movimento che ha segnato – nel bene e nel male – la recente storia del Paese, un movimento che ha avuto stagioni (e argomenti e seguito) importanti e che – ammettiamolo – ha saputo anche portare dei benefici nei Palazzi, oltre ad alcune persone sicuramente qualificate e valide (sì: in Parlamento ce ne sono molte e in ogni partito); oppure vuole tentare di rilanciarlo, ripartendo dalle istanze fondanti, dalle piazze, dai no a quasi tutto? Nel primo caso la via imboccata con e da Conte garantirà senza alcuna difficoltà l’obiettivo, se invece la volontà è quella di restituire dignità al Movimento allora serve prima di tutto cacciare l’avvocato e trovare un sostituto.

 

 

Molti invocano e sognano il ritorno di Alessandro Di Battista. Ovviamente sarebbe la personalità ideale, il leader naturale di un rinnovato Movimento. Ma è difficile possa accettare di ereditare le macerie senza avere totale carta bianca da parte del patron genovese. Certo è che se non interviene Sua Grillità, saranno gli stessi parlamentari a ridurre a zero il Movimento e Conte. Le urne sono più vicine di quanto si pensi. E già oggi la credibilità dei pentastellati è uguale a zero. Merito esclusivo dell’avvocato fiorentino, partito per difendere il popolo e finito a non saper difendere manco se stesso.

 

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